Cultura
L’INTERVISTA Gianluca Floris, scrittore, tenore e primo animatore del Laboratorio 5: «Il bando per la gestione degli spazi comunali è solo per un servizio di portineria. E il Lirico? Deluso da Zedda»
«Sono bandi per il servizio di portineria». Gianluca Floris liquida così le gare pubbliche predisposte dal Comune per la gestione degli spazi culturali. Cantante lirico e scrittore, Floris è anche coordinatore di Laboratorio 5, l’iniziativa di studio allestita insieme al Consorzio Camù con l’obiettivo dichiarato di puntare i riflettori sulle criticità del sistema cultura. I lavori di ieri sono serviti per mettere in cantiere quattro progetti a basso costo da realizzare in altrettanti spazi messi a disposizione dagli operatori. Di sicuro uno coinvoilgerà l’Exmà, gli altri dettagli arriveranno a breve. Comunque dai tavoli allestiti da Laborotorio 5 è emerso che il problema degli spazi è uno dei nodi cruciali. La gara pubblica preparata dall’assessore Enrica Puggioni risolvererà il problema? «Siamo davanti ad una discrasia: da un lato si parla della necessità di gestire gli spazi in maniera professionale ed imprenditoriale, dall’altro l’amministrazione mantiene la direzione artistica e dà le indicazioni su orari d’apertura e numero di dipendenti. Sono bandi per un servizio di portineria elaborati senza ascoltarci. Si andrà verso una colonizzazione culturale, arriveranno da fuori per gestirli». Altro nodo cruciale, il Teatro Lirico. Lei aveva lanciato l’allarme, ma a quanto pare è caduto nel vuoto. «Mi rammarica la sostanziale inazione della presidenza del Cda. Sono convinto che si andrà verso il commissariamento e poi verso la chiusura. Il problema è che il piano industriale presentato dal soprintendente è stato rigettato anche dalla stessa Regione. È una grande sconfitta della politica culturale». Qual è l’obiettivo di Laboratorio5? «Voglio riunire gli operatori per studiare a fondo il settore culturale te nendo conto di alcuni aspetti fondamentali, come la sua economia, la sua funzione dal punto di vista educativo e suoi spazi. È anche uno scambio dove ognuno mette a disposizione quello che ha, offrendo progettazione a basso costo». Quali e come sono le risorse culturali che si possono mettere a disposizione della città? «Cagliari ha la fortuna di avere alte professionalità sia dal punto di vista artistico che gestionale. Peccato però che l’elaborazione delle linee guida culturali portata avanti dall’at - tuale amministrazione sia stata fatta senza tenere conto di queste risorse. La scelta è lecita, per carità, ma penso che non sia corretta. Penso che gli spazi siano abbastanza, il problema è capire come vanno gestiti. E soprattutto se gli operatori che da anni li utilizzano abbiano voce in capitolo. Altro tema sensibile è il taglio delle risorse: siamo ormai al meno 90% raggiunto nel corso degli anni. Senza i fondi non si capisce come possiamo andare avanti: le strutture ci sono ma bisogna decidere cosa metterci dentro » .
Francesca Ortali