Martedì il Cda d’emergenza passerà la mano all’amministratore unico: stanati i grandi evasori
UMBERTO AIME
CAGLIARI. Abbanoa oggi è un’altra cosa. Liberata per due mesi dal macello della politica, è stata sciacquata e centrifugata dai tre tecnici-traghettatori. Ha ancora l’aspetto della fabbrica dove i lavori non finiscono mai, però almeno sa di pulito, efficienza ed equità sociale. Da oggi in poi sarà implacabile con i grandi debitori, mentre a quelli piccoli, le famiglie, promette un’infinità di rate. Martedì arriverà l’amministratore unico, Carlo Marconi, che troverà la società ancora in passivo, ma «adesso ci sono le basi per trasformarla in un gioiello», ha detto il Cda uscente.
Non è un miracolo, ma poco ci manca. Il passato disastroso non sarà stato tutto colpa dell’ultmo consiglio d’amministrazione di nomina politica, se l’avessero lasciato lavorare in pace, sta di fatto che i tecnici dell’operazione lava, stira e ammira, sono andati molto al di là dell’emergenza e dell’urgenza. Gabriella Massidda, presidente, Maurizio Cittadini e Antonio Conti, super funzionari della Regione nella vita di tutti i giorni, erano stati nominati due mesi fa dall’assemblea dei soci, quando Abbanoa era ancora spaccata fra centrodestra e centrosinistra, fra Comuni da una parte e Regione dall’altra. Poi, una settimana fa, tutti hanno smesso di litigare e dal cilindro del compromesso è saltato fuori l’amministratore unico. Ma in questi sessanta giorni di mani libere (libere dai partiti) i tecnici hanno lavorato come rulli compressori. Subito hanno organizzato una task force che ha stanato 1500 grandi debitori (dai Comuni, tra l’altro soci fondatori, alla Chiesa) e avviato una procedura snella che, in appena due settimane, permetterà il recupero di quanto fino all’altro giorno pareva inesigibile: 100 milioni. Soldi che, aggiunti ai 50 milioni della Regione, hanno convinto le banche ad allentare la presa e permetteranno finalmente l’avvio della prima capitalizzazione della società, fino a dicembre osteggiata dai sindaci e dall’amministrazione regionale. Come se non bastasse, ottenuta un’anticipazione dall’Autorità d’ambito, l’ente d’indirizzo, il trio ha aperto 96 cantieri, pagato i fornitori, non accadeva da mesi, risolto il caso degli operai abbandonati dalle «Opere pubbliche», ditta che aveva vinto un appalto, e ceduto parte del credito alle banche per fare ancora cassa. Poi Massidda e più, instancabili, hanno preso di petto il problema infinito delle bollette pazze, «Giuro, non arriveranno più», e quello ancora più doloroso dei crediti con i piccoli utenti. Rimesse in ordine quelle che qui chiamano liste anagrafiche, per ottenerle da Alghero e Quartu sono serviti i carabinieri, hanno deliberato per i cittadini la possibilità di rateizzare il pregresso e dato la possibilità a chiunque riceverà una bolletta superiore ai 100 euro di pagarla almeno in due volte. Per fortuna, che doveva essere un Cda a tempo. «Abbiamo lavorato giorno e notte - ha detto il presidente - e tutto il personale ci ha seguito con grande entusiasmo. All’amministratore unico consegniamo un gestore che potrà diventare, se lo vorrà, una società di alto livello». Certo, resta ancora molto da fare - il risultato d’esercizio continua a essere negativo, intorno ai 10 milioni - ma gran parte dei peccati originali sono stati se non cancellati, almeno espiati. Da fedele dipendente della Regione, Gabriella Massidda non dirà mai che «senza la politica fra i piedi si lavora molto meglio», ma il suo sottile «in questi mesi abbiamo dato un segnale di forte discontinuità» ha davvero lo stesso significato. Oggi come oggi Abbona fra fratture emesse (343 milioni) e da emettere (205) può vantare addirittura un segno più rispetto ai debiti: 120 milioni con le banche, 237 verso i fornitori. «Raddoppiata secondo equità la capacità d’incasso - ha detto il cda uscente - e migliorati i conti, ora Abbanoa è fuori dalla fase critica. Abbiamo ridato dignità a questa società pubblica». Forse è proprio per questo che i tecnici ora vanno di moda. Martedì ci sarà il passaggio di consegne. Adesso l’importante è puntare all’efficienza sul lungo periodo, perché se Abbanoa dovesse ritornare il carrozzone che era, sarebbe un disastro politico.