Aspettando il parco
Enrico Pilia
«La giunta Zedda si muova senza indugi». Tuvixeddu è un richiamo alla nebulosità di un confronto senza fine. Quello che pensano i Riformatori è condivisibile perché porta un po' di luce sul colle delle polemiche, delle guerre nei tribunali, del cemento e delle tombe. Tuvixeddu è uno dei temi fortissimi in bilico fra il confronto politico e quello - più caldo, a volte - dei princìpi, delle facce, degli interessi concorrenti. I Riformatori, che riconoscono la «non facile interpretazione» della delibera di un mese fa della giunta comunale, forniscono una sintesi dello scenario che contribuisce a una buona messa a fuoco. Primo: «Dal blocco dei lavori a oggi, la città ha subìto un danno enorme». Secondo: «La mancata apertura del parco archeologico e l'accumularsi dell'enorme debito del Comune ci impongono di abbassare le armi della polemica e cercare una soluzione». Terzo: chi usa «il cosiddetto ambientalismo estetico come una clava per affermare la politica del no a tutti i costi» è fuori luogo, fuori dal tempo. Quarto: no ad attacchi gratuiti «al sindaco e alla giunta».
I Riformatori - il documento è del capogruppo in Consiglio, Alessio Mereu, e della coordinatrice cagliaritana Anna Maria Busia - con una buona fetta del Consiglio comunale, condividono la delibera dell'11 gennaio 2012, che richiama alle scelte del Puc «e all'accordo di programma in esso contenuto». Punti chiari, dentro una vicenda che fa impallidire anche i più abili principi del foro in circolazione: indennizzo al privato, non edificabilità e destinazione a verde pubblico per le aree immediatamente prospicienti il parco archeologico, velocità decisionale. «La città ha bisogno di quel parco, elemento straordinario per il suo sviluppo complessivo». Innegabile.