Contini: «La laguna è un malato da curare». Tiana: «Si può rilanciare la produzione del sale»
Giornata delle “Zone umide”: l'ente parco vuole scommettere sul turismo
Vedi la foto
«In questo momento lo considero un malato da curare». Sono le parole scelte da Mauro Contini, presidente Ente Parco, per descrivere lo stato del parco di Molentargius. «Una risorsa da salvaguardare». È il pensiero condiviso e ribadito con fermezza in occasione della Giornata mondiale delle zone umide. Era il 2 febbraio 1971 quando venne firmata la Convenzione internazionale sulle zone umide a Ramsar (in Iran), il 1976 quando l'Italia vi aderì in via sostanziale. Da allora le zone umide della Sardegna hanno ottenuto un importante riconoscimento: sono ben 12.781 gli ettari dell'Isola inseriti tra le aree protette, pari al 25 per cento dell'insieme dei 48 siti Ramsar italiani.
Il tema scelto quest'anno è “Zone umide e turismo”. Un turismo naturale e sostenibile, sottolinea Contini, richiede «un nuovo rapporto tra uomo e natura con l'uomo artefice della salvaguardia dell'ambiente». «Sono intervenuti 300 gruppi scolastici e universitari», spiega Ignazio Tolu è questo dimostra «che il parco di Molentargius è un punto di riferimento e un grande laboratorio» ma «non possiamo non riconoscere che vi siano delle difficoltà».
Vincenzo Tiana, presidente dell'Associazione parco Molentargius, evidenzia che «è uno degli undici centri accreditati dell'Isola», eppure «l'Ente parco è precario come sono precari i lavoratori», rimarca Contini. Pensiero condiviso da Tolu che parla di contratti di due-tre mesi: «Non è pensabile che un parco di tale importanza possa basarsi su una pianta organica fatta di precariato». Uno dei prossimi obiettivi è quello riprendere la produzione del sale, ma Tiana osserva che «il finanziamento di un milione e mezzo di euro della Regione - parte dei 20 milioni stanziati per la messa in sicurezza del parco - non è sufficiente».
Sara Marci