Non piace l'accorpamento delle direzioni didattiche: in città sei a rischio
«Non sono state valutate le esigenze dei territori»
Sono 6, in città, le direzioni didattiche a rischio di accorpamento nell'ambito del “dimensionamento” delle istituzioni scolastiche avviato con la manovra economica nazionale. Sono Randaccio, Is Mirrionis-Stagno, Satta, Via Castiglione, Santa Caterina e via Garavetti (tutte materne ed elementari, utilizzando la vecchia denominazione). Per mantenere la loro autonomia dovrebbero avere mille alunni, ma ne hanno molti di meno. Il risultato? Saranno accorpate a una o più scuole medie (quelle papabili sono Alfieri, Foscolo, Mameli e Manno-Cima-Conservatorio) andando a formare nuovi istituti comprensivi. Se la soglia non sarà raggiunta neanche così, scatterà un ulteriore accorpamento con altri istituti comprensivi già esistenti (Tuveri, Colombo, Mulinu Becciu, Ciusa, Via Stoccolma, Spano, Pirri 1 e 2). Lo stesso problema riguarda 6 superiori: Leonardo, Besta, Marconi, Buccari, De Sanctis e Deledda. La rivoluzione è in atto ed entrerà in vigore all'inizio del prossimo anno scolastico. Ieri sera l'auditorium del Convitto nazionale ha ospitato un'affollata riunione operativa e le proteste non sono mancate.
I SINDACATI Caustico il commento di Peppino Loddo (Cgil), che ha definito il dimensionamento “una rapina”. «A livello regionale», ha detto, «si avranno 60 dirigenti scolastici in meno, 26 nella vecchia provincia. Anziché esercitare i suoi poteri speciali, la Regione continua a subire i tagli del Ministero. Come Cgil chiediamo che questo assurdo dimensionamento sia rinviato di almeno un anno. Per attuarlo ora non ci sono i tempi tecnici, si rischia di fare un grande pasticcio».
LA PROVINCIA Dello stesso avviso l'assessore provinciale alle Politiche scolastiche, Franco Mele. «C'è preoccupazione», conferma, «sappiamo che tutte le Regioni, inclusa la Sardegna, hanno chiesto al Ministero un dimensionamento spalmato in tre anni, ma la risposta è stata negativa. L'unico risultato che si è ottenuto è una proroga di un mese, dal 31 dicembre al 31 gennaio. La Regione ha recepito le direttive del Miur e ha deliberato le sue linee guida pochi giorni fa, dando agli enti locali appena una settimana di tempo. È evidente che si tratta di una tempistica impossibile per un'operazione del genere. Anche per me sarebbe stato più opportuno un intervento spalmato in tre anni».
Perplesso l'assessore comunale alle Politiche scolastiche, Enrica Puggioni, come il consigliere provinciale di Sel, Andrea Dettori. «Serve almeno un anno di proroga», ha detto, «bisogna avere il tempo di valutare le reali esigenze del territorio». Infuriato Giancarlo Della Corte, preside dell'istituto comprensivo Ciusa (vie Meilogu e Brianza). «Non si sta facendo alcuna razionalizzazione», tuona, «siamo di fronte a meri calcoli ragionieristici che non porteranno a un vero risparmio. Non è un progetto serio, è macelleria scolastica».
Paolo Loche