Nessun via libera al cemento, restano in piedi le indicazioni contenute nella sentenza di aprile 2011 del Consiglio di Stato
Fra due settimane un nuovo documento da portare in consiglio
CAGLIARI. Rimarrà ferma ai box per due settimane la proposta di delibera firmata dalla giunta comunale, quella che - se approvata dal consiglio - riporterebbe la vicenda di Tuvixeddu a prima dell’aprile 2011, quando il Consiglio di Stato ha convalidato il vincolo sull’area previsto dal piano paesaggistico regionale. E’ questa la decisione emersa dalla riunione di maggioranza che si è svolta ieri, presenti il sindaco Massimo Zedda e la direttrice generale Cristina Mancini. Gli uffici lavoreranno a una nuova versione riveduta e corretta della proposta. La scelta di fermarsi è legata probabilmente anche alla sollevazione annunciata dagli ambientalisti.
Su tutti Italia Nostra, che nell’esame della delibera hanno riscontrato anomalie inspiegabili: da un lato infatti il testo del documento - firmato dal sindaco e da tutti gli assessori - fa riferimento con chiarezza all’articolo 49 del Ppr, come stabilito dal Consiglio di Stato e come ribadito dall’Avvocatura dello Stato, quindi avvalla l’applicazione e la difesa delle tutele paesaggistiche sull’intero compendio storico-archeologico. Dall’altra la stessa delibera sembra voler applicare il tanto discusso articolo 15 del Ppr, che per ragioni tecniche impossibili da riferire in cronaca riporterebbe lo stato della questione al 2000, quando venne firmato l’accordo di programma. Ma soprattutto - com’é scritto nella delibera - stabilisce che si dovrà tener conto delle destinazioni urbanistiche indicate dal piano urbanistico comunale. Che cosa significa? Semplicemente che la sentenza del Consiglio di Stato sarebbe carta straccia e che a prevalere sarebbe l’esigenza di rispettare il Puc, che garantisce a Nuova Iniziative Coimpresa quanto previsto nell’accordo di programma: la realizzazione del piano immobiliare nelle aree private non tutelate da vincolo archeologico. In pillole: con una scelta del genere a salvarsi sarebbe soltanto la necropoli, non il paesaggio storico-archeologico come stabilisce il Ppr e ancora prima - con una norma di rango superiore - il Codice del paesaggio. Forse presi da altre urgenze gli assessori comunali non hanno rilevato, a una prima lettura, questi elementi. Talmente pesanti da gettare un’ombra sulle certezze politiche che stanno alla base della maggioranza oggi al governo in città: la tutela dell’ambiente, della cultura, del paesaggio e della legalità. La riunione di ieri - cui ha preso parte anche l’assessore comunale all’urbanistica Paolo Frau - è servita a prendere atto di quello che appare come un errore e di stabilire un termine per correggerlo. Quella che verrà proposta al consiglio comunale sarà una proposta di delibera diversa, rivolta alla difesa del colle punico e al rispetto di quanto è stato stabilito dal Consiglio di Stato. Sarà poi la Sovrintendenza ai Beni culturali a dire la parola decisiva sul fronte della tutela di Tuvixeddu, mentre dalla Regione è difficile che arrivi un’indicazione diversa dalla solita: largo alle betoniere e ai metri cubi di cemento.