Il Giorno della memoria: cerimonia col prefetto Balsamo e il sindaco Zedda
Storie dolorose alla consegna delle medaglie d'oro
«Mio padre era un uomo che ha conosciuto la sofferenza molto presto». La voce rotta dall'emozione, gli occhi lucidi per un dolore che il tempo certo non ha cancellato ne mai lo farà. La figlia Francesca racconta la storia di Giuseppe Porcu «Fu catturato in Slovenia il 9 settembre '43, deportato in Polonia e poi in Germania. Dopo aver girato quattro campi di sterminio, venne liberato nell'Aprile del '45». Non riesce a trattenere le lacrime, le rigano il viso, ma vuole raccontare cosa fosse per lei e sua sorella Giovanna il padre, che ormai non c'è più da qualche anno. «Un punto di riferimento, un uomo che raccontava poco delle atrocità subite nei campi di concentramento, e quando raccontava lo faceva con sarcasmo». E proprio Giovanna parla di «un uomo alto. Imponente, con una forte personalità». La cattura, la liberazione e una laurea in legge a Sassari.
LE MEDAGLIE D'ORO Ieri per Giuseppe Porcu è arrivata la medaglia d'oro alla memoria, consegnata in prefettura dal sindaco di Quartu Mauro Contini. Insieme a Francesca e Giovanna, c'era anche Ciro, figlio di Giacomo Lops, anche lui premiato (postumo) col massimo riconoscimento al valore civile. Commosso riassume la storia del padre: «Dal 1942 al '43 partecipò come carabiniere alle operazioni di guerra in Balcania. Nel settembre del '43, dopo l'armistizio, non avendo accettato di combattere nelle file dell'esercito tedesco, fu deportato ed internato in Germania, dove fu sottoposto a lavoro forzato. Internato per un breve periodo al Fort Kronprinz di Strasburgo venne poi trasferito definitivamente, fino alla liberazione nell'aprile del '45, in un campo di prigionia in Germania». Due Croci al Merito di Guerra, Croce d'Argento per anzianità di servizio militare, Medaglia d'Onore, morto nel 2004. Ieri, c'era Ciro a ritirare la medaglia d'oro alla memoria del padre.
Valerio Sartini, assessore alle Attività produttive viabilità e traffico di Monserrato ha consegnato la medaglia a Bruno, figlio di Armando Battaglia la cui storia e quella dei tanti militari italiani deportati e internati nei lager nazisti che come disse Arrigo Boldrini, detto “Bulow”, partigiano e politico italiano «combatterono assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi era contro». Bruno non riesce a trattenere l'emozione durante la cerimonia celebrata in piazza Palazzo. La medaglia stretta tra le mani e l'orgoglio di aver avuto un padre che ieri in tanti hanno avuto l'impressione di conoscere.
LE ISTITUZIONI Come ha osservato il prefetto Giovanni Balsamo «l'obiettivo di questa celebrazione è quello di far riflettere, conservare la memoria per evitare di ricommettere gli errori del passato. Su 810mila persone che furono rastrellate e controllate, circa 70mila accettarono di entrare nel regime fascista. Gli altri capirono che il valore della libertà andava salvaguardato». Così «il Parlamento ha voluto onorare tutti coloro che fecero questa scelta riscattando il nostro Paese». E sono arrivate le medaglie dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il sindaco Massimo Zedda ha sottolineato che «molti, di fronte alla scelta del nazifascismo, scelsero la morte. E in tanti cercarono di difendere i perseguitati. Oggi non ci sono più e lasciano a noi quel testimone». L'importanza del ricordo e della memoria è stato centrale anche nei discorsi di Mauro Contini, del presidente della Provincia Angela Quaquero, e di Sartini.
Sara Marci