Una vicenda poco chiara
Enrico Pilia
Il presidente di una squadra di calcio ha una priorità. Quella di giocare le partite interne nella città legata alla sua squadra. Nel resto d'Italia, da Torino, a Milano a Palermo, lo spettacolo è offerto in un impianto sportivo comodo, confortevole, sicuro, accessibile a tutti. Dalle famiglie ai diversamente abili, dai bambini al tifoso più acceso. A Cagliari, abbiamo scoperto che questo non deve accadere. E lo stadio è una vergogna nazionale, con settori chiusi, la sicurezza a rischio, degno di un Paese incivile.
Il Sant'Elia, realizzato nel 1970, è un ottimo esempio di come non debba essere una struttura per lo sport di alto livello. Nel palleggio estenuante di responsabilità e accuse fra la società che lo gestisce, il Cagliari Calcio, e l'ente proprietario, il Comune, tutti hanno colpe: quella maggiore è non riuscire a trovare un accordo. Ha fallito la politica, e Massimo Cellino ha finito per cercare altrove una casa per il Cagliari.
Eccoci al dunque. Cellino individua un'area, sbarca a Elmas, acquista il terreno - 22 ettari - e il sindaco Valter Piscedda sposa subito il progetto. La separazione fra il Cagliari e la città sembra vicinissima, soprattutto quando - e siamo al luglio dell'anno scorso - Piscedda e Cellino presentano la Karalis Arena, nel municipio di Elmas. In sintesi: l'imprenditore trova un luogo, compra il terreno e il Comune disegna un piano urbanistico che consenta la realizzazione dell'opera. Vicina all'aeroporto: da quel momento, parte l'offensiva della corazzata Enac-Sogaer, ente e società che controllano il cielo e lo scalo. Arrivano vincoli nuovi e sempre più rigidi, pubblicati un paio di giorni dopo il varo delle modifiche al Piano urbanistico di Elmas. L'incertezza delle regole e i conflitti sotto casa mettono alle corde Cellino fino all'ultimo capitolo, l'ingresso della magistratura. La Procura della Repubblica ha deciso di vederci chiaro, in una vicenda che divide l'opinione pubblica e che ha visto scendere in campo sindaci, prefetto e quotidianamente gli esponenti cagliaritani della politica.
Ci sono un paio di interrogativi, però, che non trovano risposta. Come mai la Sogaer ha bandito una gara d'appalto sul terreno conteso senza esserne proprietaria? Come mai la stessa società che gestisce l'aeroporto non ha mai fatto valere la sua opzione d'acquisto, davanti al notaio, salvo poi rientrare in scena solo quando Cellino era diventato il padrone, mentre quell'area la Sogaer la pretende alle sue condizioni? La magistratura farà il suo dovere con la solita serietà. Vedremo chi ha ragione.