L'OPINIONE
di Michele Ruffi
L'idea è di dieci anni fa - in Consiglio se ne parlò a gennaio 2002 - ma è ancora attuale: ristrutturare il Sant'Elia a pezzi, prima le tribune e poi le curve, scegliendo lo schema del project financing. Ovvero: una società privata (il Cagliari Calcio) porta a termine un'opera pubblica (lo stadio) con soldi propri, ottenendo in cambio la gestione a lungo termine della struttura, incassi compresi.
È ormai l'unica strada possibile per consentire alla società rossoblù di non abbandonare la città e di avere un impianto affidabile, moderno, su cui le commissioni di pubblica sicurezza non abbiano da ridire per molto tempo.
La proposta di seguire questa strada adesso arriva dal gruppo del Pdl in Consiglio comunale, ma anche il sindaco Massimo Zedda non ha mai negato che quella del project financing fosse un'ipotesi da approfondire. A dimostrazione che si tratta di un'idea senza bandiere, semplicemente di buon senso: consentirebbe alla città di avere uno stadio degno di questo nome e si potrebbe sposare con il progetto di Massimo Cellino, che per la Karalis Arena di Elmas ha in mente di procedere con una struttura modulare. Costruita a pezzi, appunto. E allora il Sant'Elia potrebbe essere demolito e ricostruito gradualmente, per evitare di giocare mesi (o anni) in trasferta, lontano dalla città. È ovvio che l'argomento verrà sviscerato in Consiglio comunale, che presto verrà chiamato a dare un indirizzo da seguire per il Sant'Elia.
L'importante è che per raggiungere il traguardo non servano altri dieci anni.