Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Dateci il pane, ma anche le rose»

Fonte: La Nuova Sardegna
18 gennaio 2012



Operatori dello spettacolo del Cosas e lavoratori del Lirico hanno protestato alla Regione



In Finanziaria regionale si andrebbe verso la decurtazione del sessanta per cento dei finanziamenti previsti

WALTER PORCEDDA

Non si uccide così la cultura. Da un pugno di anni a questa parte questo settore delicato e fondamentale per la vita di una comunità, in teoria uno di quelli sui quali la nostra regione dovrebbe puntare investendo intelligenza e patrimonio, collocato su di un piano inclinato, per cecità o scarsa sensibilità, sembra arrivare ora, con nuovi e pesantissimi tagli dei contributi, al capolinea. Quasi una redde rationem che farebbe giustizia di tante belle parole, buoni intendimenti e cattiva coscienza da parte di tanta classe politica e intellettuale isolana. Sì, perchè proprio in queste ore che precedono il varo della nuova Finanziaria, drammaticamente, si sta decidendo anche il destino di operatori e compagnie, per restare nel campo dello spettacolo (ma il discorso, a ventaglio, in realtà si dovrebbe allargare fino ad abbracciare l’intero comparto), cioè all’ingrosso di una popolazione di circa tremila addetti, dagli attori ai tecnici, dai musicisti ai servizi.
Sono tagli dolorosi, ammontanti fino al sessanta per cento dei finanziamenti dell’anno precedente che se venissero messi in atto stabilirebbero un record negativo storico. Come dire, mai così in basso.
Niente male se si pensa come a disposizione del comparto la Regione metta in campo appena l’0,16% del bilancio totale. Quisquiglie insomma, che in questo caso diventerebbero praticamente una percentuale assolutamente ridicola e non consona ad una qualsiasi Regione italiana, ancora di più per una a statuto speciale come è la Sardegna.
Inevitabile quindi che scatti la protesta, come è accaduto ieri mattina davanti agli uffici dell’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione nel centrale viale Trieste a Cagliari. Striscioni dagli slogan più disparati appesi ai cancelli - dal classico «Non Zittite l’arte» dei lavoratori del Lirico presenti con una loro delegazione a uno color viola (assai temerario, considerando che nella tradizione dello spettacolo non porta proprio dei buoni auspici...) che afferma come «La vita senza musica è una follia» - e oltre centocinquanta persone con cartelli appesi al collo e disposti in pacifico sit in. Una novità per un settore solitamente abbastanza restìo a manifestazioni del genere, incline piuttosto alle lamentele e ai mugugni ma poco “barricadiero”. Segno dei tempi che cambiano e della crisi che avanza e non risparmia alcuna piega della società.
Ad innalzare il vessillo della protesta ieri sono stati gli aderenti al Cosas. Cioè neanche la parte più consistente del settore (a proposito: come mai non erano presenti le rappresentanze dei circuiti, i grandi festival, musicali e letterari? Quando faranno sentire la loro voce?) ma forse è quella meglio organizzata. Il Cosas è infatti un coordinamento all’interno del quale si trovano realtà storiche e consolidate nel teatro come il Cada Die, il Crogiuolo, Is Mascareddas, radicate nel territorio come i nuoresi Bocheteatro e operatori importanti della musica come Vox Day accanto ad altre sigle - in tutto sono oltre una trentina - forse meno conosciute e di più piccola dimensione ma attive da tempo nel settore.
Forse non tantissima rabbia, ma c’è molta amarezza e una disarmante sensazione di sconforto nelle denunce raccolte davanti al palazzone di vetro e cemento. «La nostra è un’azione disperata per tenere livelli minimi e decenti di contribuzione indispensabili per continuare il nostro lavoro» afferma il teatrante Mario Faticoni. «La cultura è un’opportunità - ribadisce Pierpaolo Piludu del Cada Die - non vogliamo essere visti come una iattura. Senza cultura la società non vive. Dateci il pane, ma anche le rose». Caustico Tonino Murru de Is Mascareddas. «È una classe politica inadeguata al suo ruolo. Incapace di lavorare su progetti che facciano crescere il livello culturale del popolo».
E per stare ai numeri ecco il quadro: 62% di contributi in meno allo spettacolo dal vivo, 40% alle scuole di musica, 50% al Lirico, 60% alle produzioni cinematografiche, e fondi asciugati a biblioteche, musei e archivi...
A portare la solidarietà ai manifestanti anche Francesco Siciliano, assessore provinciale alla cultura qui piuttosto nei panni di vice responsabile nazionale cultura del Pd. «C’è difficoltà, e non solo in Sardegna, - afferma - da parte della politica a comprendere l’importanza di una forza lavoro come questa in grado di creare ricchezza e sviluppo reale».
Affermazione in sintonia anche con chi, da destra, sembra accogliere il grido d’allarme. «Le rivendicazioni portate avanti dal mondo della cultura - dichiara il deputato Pdl Bruno Murgia - con la perdita concreta di numerosi posti di lavoro, valgono quanto quelle degli operai dell’Alcoa: non ci sono differenze».

 

E intanto la legge “dorme”

Priorità: nuove regole e riordino del settore




Ma la battaglia per un riconoscimento di piena dignità alla cultura come settore strategico per l’economia della regione è appena iniziata. E sarà ancora lunga. I tagli, al momento, sono una dura realtà con cui fare i conti Ed è duro cambiare completamente la partita. In questo senso le dichiarazioni di ieri dell’assessore regionale Sergio Milia ai giornalisti prima e alla delegazione del Cosas poi, sono state purtroppo eloquenti. Anche se lo stesso Milia informa che qualcosa si sta muovendo in consiglio: si parla di emendamento per recuperare due milioni di euro dei 7 mancanti (il bilancio ordinario è di 8 milioni che a consuntivo sono diventati 11 nel 2011). Ai rappresentanti del Cosas che chiedevano inoltre chiarezza sui fondi Por ha rassicurato sull’iter. Ci sono sei mesi di tempo e 6 milioni disponibili su 12 (gli altri andrebbero a progetti di collaborazione e produzioni da costruire tra il De Carolis di Sassari e il Lirico) e presto dovrebbero essere messi in cantiere i bandi.
Infine, la nota dolente della legge 18 sullo spettacolo, in vigore dal 2006 ma non ancora applicata.
Milia afferma di essere d’accordo nella richiesta di maggiore celerità da parte della commissione («che non mi ha ancora convocato») ha detto) per arrivare «nel giro di due o tre mesi al suo varo».
In realtà l’esperienza insegna che probabilmente non andrà così e un pizzicco di saggezza consiglierebbe invece di mettere in campo regole e paletti chiari per assegnare i futuri contributi in tempo per la prossima stagione. Giusto per non trovarsi di nuovo in questa deplorevole condizione...
E intanto al Teatro Lirico, al centro di una travagliata vicenda sindacale i lavoratori restano con il fiato sospeso. Oggi infatti è attesa la nuova riunione del Consiglio d’amministrazione. Milia ha confermato ieri che attende di vedere un piano industriale. Per quanto riguarda l’eventualità di un mutuo a copertura dei debiti attende che anche il Comune faccia la propria parte. A questo punto forse è arrivato davvero il momento che il sindaco Zedda e il Governatore Cappellacci discutano attorno a un tavolo prendendo una rapida decisione.(w.p.)