In Consiglio continua la discussione sugli alloggi di proprietà del Municipio
Espropri illeciti: verranno liquidati 288 mila euro
Vedi la foto
Dopo la mazzata dei 7,7 milioni di euro di mercoledì scorso, ecco altri debiti fuori bilancio: le cifre non sono quelle astronomiche della penultima seduta di Consiglio, ma 288 mila euro, di questi tempi, sono comunque tanti. Anche - e soprattutto - per in Comune, che ora si trova a dover pagare due sentenze di risarcimento danni e una maxi fattura per l'accoglienza «dei minori stranieri non accompagnati» arrivati sulle coste del Cagliaritano e affidati ai servizi sociali del Municipio. Ieri sera il Consiglio - che si è aperto con un minuto di silenzio per ricordare la tragedia dell'Isola del Giglio - ha riconosciuto la legittimità di altri tre debiti.
GLI ESPROPRI La fetta più importante è quella dell'espropriazione illegittima dell'area tra via Tuveri e via Scano su cui all'inizio degli anni Ottanta il Comune realizzò un'aiuola. La famiglia Abis, proprietaria di quel fazzoletto di terra, nel 1985 fece causa all'amministrazione e ora, dopo la vittoria in tribunale, la rivalutazione del capitale e gli interessi, pochi metri quadri di terreno costeranno circa 144 mila euro. Poi l'aula ha dato il via libera anche al risarcimento di circa 60 mila euro alla ditta di costruzioni Antonio Puddu per lo stop del cantiere di via Caboni. Una storia che risale al 2008, quando gli operai dell'impresa di costruzioni vennero fermati ai primi di gennaio, dopo l'ordinanza di sequestro firmata dal pubblico ministero Andrea Massidda. Le indagini della Forestale avevano accertato che il cantiere era a meno di cento metri da una «fortificazione sotto tutela». Secondo i legali della “Puddu Costruzioni”, si trattava in realtà della recinzione di un deposito di nafta, dismesso nel 1959.
REVOCA DELLA LICENZA Eppure il primo aprile del 2009 il Comune di Cagliari aveva notificato alla società un cambio di programma rispetto: l'Edilizia privata comunicò l'annullamento della concessione edilizia rilasciata nel 2007. Secondo il Tar però il Comune sbagliò nel revocare la licenza, visto che i vincoli su cui venne basato il sequestro del cantiere e l'annullamento delle concessioni non erano legittimi. E allora il Municipio dovrà pagare, almeno in parte, «gli stipendi corrisposti agli operai nel periodo di sospensione dei lavori» e una parte del costo delle attrezzature. Altri 84 mila euro verranno pagati a diverse cooperative e strutture di accoglienza per minori che hanno ospitato nel 2010 i ragazzi sbarcati sulle coste del sud Sardegna e affidati dal tribunale dei minorenni ai Servizi sociali del Comune.
CASE POPOLARI Ma gran parte della seduta di ieri è stata dedicata all'argomento delle case popolari. E come negli ultimi minuti della riunione di mercoledì scorso, quando si accese la discussione tra il presidente del Consiglio Ninni Depau e Gianni Chessa, anche questa volta i due hanno dato vita a un botta e risposta sul video che il consigliere dell'Udc voleva proiettare in aula. Alla fine le immagini, senza audio, sono state trasmesse ma non senza polemiche e discussioni dai toni tutt'altro che rilassati. Alle proteste di Chessa, Depau ha risposto richiamando all'ordine più di una volta il consigliere. Il filmato, di pochi minuti, condensava la situazione delle case popolari cagliaritane, di cui si è parlato anche all'inizio della seduta di ieri. Marisa Depau (Sel) ha chiesto all'assessore ai Lavori pubblici Luisa Anna Marras lo stato del Contratto di quartiere di Mulinu Becciu, che prevede la realizzazione di diversi alloggi. Il progetto prevedeva inizialmente la realizzazione di un unico edificio, che invece ora potrebbe sdoppiarsi in due: il primo in via Binaghi, il secondo in via Cimabue. «Stiamo valutando se andare avanti con questo intervento, che è più costoso. Qualunque sia la scelta comunque dovremmo costruire gli alloggi quanto prima, per buttare giù l'obbrobrio delle case parcheggio», ha detto l'assessore Marras. In Consiglio si è parlato anche delle case di via Sanna a Pirri. Dove, come ha ricordato Gianni Chessa, «c'è un ghetto creato dalla politica, dove la gente vive in mezzo all'eternit e i muri nelle case sono di cartongesso».
Michele Ruffi