In aula polemica tra Chessa (Udc) e il presidente Depau sulla visione di un filmato
Espropri illegittimi: risarcimento da 7,7 milioni di euro
Nel 1978, con un decreto d'urgenza, il Comune occupa una porzione del colle di Monte Urpinu per costruire dei depositi d'acqua. L'amministrazione però non porta a termine la procedura d'esproprio così i proprietari dei terreni si rivolgono al tribunale e nel 1986 viene condannato a un risarcimento di circa due miliardi di lire. Una cifra che è lievitata, gonfiandosi con la rivalutazione monetaria e gli interessi. Fino ad arrivare alla cifra impressionante di 7.671 milioni di euro. Soldi che nei prossimi giorni verranno trasferiti sul conto di Adonella Colonna di Paliano, a cui è stato ceduto il credito vantato dagli eredi Sardagna-Halen, titolari delle aree di Monte Urpinu.
DEBITI A VALANGA Un debito «fuori bilancio» approvato ieri dal Consiglio comunale insieme ad altre due delibere della stessa natura. L'assessore al Patrimonio Gabor Pinna ha presentato i documenti che influiranno sul bilancio per oltre 7,7 milioni di euro. Perché oltre alla vicenda dell'esproprio di Monte Urpinu, l'aula ha riconosciuto la legittimità dei danni (circa 35 mila euro) da ripagare a Franco Puddu, proprietario di un appartamento in via Pontano danneggiato dal «mancato funzionamento di una canaletta stradale», come ha ricordato l'assessore Pinna ai consiglieri. Altri 10 mila euro invece andranno a Agenzia per il Lavoro Spa, società che ha reclutato il personale per le «sezioni primavera» delle scuole materne cagliaritane.
LA POLEMICA Ma se l'approvazione delle delibere proposte dalla Giunta comunale è scivolata via senza grosse difficoltà, la seconda parte della seduta di ieri è stata decisamente più movimentata. La pietra dello scandalo è stato il filmato che il consigliere Gianni Chessa ha chiesto di proiettare in aula. Un video realizzato dallo stesso esponente dell'Udc che rappresentava un piccolo tour nell'edilizia popolare cagliaritana. Dopo pochi secondi però il presidente del Consiglio Ninni Depau ha invitato Chessa a presentare la mozione a cui era riferito il video, lasciando andare avanti le immagini sullo sfondo. «È solo uno spot, senza alcuna presentazione». Chessa però si è rifiutato di presentare la mozione prima della fine del video: «Mi è stato impedito senza motivo di fare vedere all'aula un filmato molto importante», ha detto il consigliere che dopo un piccolo botta e risposta con Depau («Questa è una dittatura») ha abbandonato il suo banco in Consiglio. E se la maggioranza di centrosinistra ha sostanzialmente difeso l'iniziativa del presidente dell'Aula, parlando di «spot inutile» (hanno preso la parola i capogruppo del Pd Davide Carta e di Sel Sergio Mascia, oltre al consigliere dei Rossomori Giuseppe Andreozzi), l'opposizione ha invece fatto quadrato attorno a Chessa. Il suo collega di partito Paolo Carta ha definito «un'ottima iniziativa» quella della proiezione del video, «perché serviva a illustrare con dovizia di particolari una situazione drammatica, che molti qui in aula non conoscono». Anselmo Piras (Pdl) ha invece ricordato che qualche mese fa, in un'altra occasione, «il video era stato accettato: dunque era giusto prima vedere il filmato e poi illustrare la mozione».
Michele Ruffi