Gli uffici sede della protesta sono stati sgomberati solo a tarda notte
«Se il sindaco non ci riceve nuovamente ingoio una lametta»
CAGLIARI. Tensione alle stelle ieri sera al termine del consiglio. Un gruppo di precari del Comune ha occupato un ufficio del Municipio, e ha ottenuto un incontro con il sindaco. Di fronte alla minaccia di autolesionismo di uno degli occupanti Zedda ha preferito lasciare il palazzo.
Uno dei lavoratori, con una lametta in mano, ha detto che la ingoierà se non verrà nuovamente ricevuto dal primo cittadino.
La situazione, secondo il centro operativo della Polizia Municipale, è sotto controllo: una pattuglia dei vigili controlla la protesta, che potrebbe andare avanti per tutta la notte. Difficilmente il sindaco nelle prossime ore tornerà in Comune.
«Abbiamo chiesto un incontro con il sindaco - spiega Enrico Bernardi, l’aspirante suicida - ma lui ci ha letteralmente mandato a quel paese, dicendo che non vuol subire minacce. Noi da qui non ce ne andremo, passeremo anche la notte e se Zedda non ci riceve io sono pronto ad inghiottire la lametta. I nostri contratti sono scaduti - racconta il precario - e ora vogliamo avere garanzie sul nostro futuro».
In serata, in attesa del consiglio di amministrazione dell’ente lirico, che tra poche ore affronterà il caso del soprintendente, il sindaco Zedda aveva approfittato del consiglio comunale per chiarire la linea della sua amministrazione sul versante dell’urbanistica. Una linea in discontinuità evidente con l’amministrazione Floris. «Siamo quasi costretti a modificare il Puc - ha detto Zedda nel corso del dibattito sul piamo attuativo dell’area compresa tra via Taranto via Milano e via Ravenna, a fianco di Bonaria - perché l’amministrazione ha operato non in maniera coerente ma difforme a seconda delle aree e dei casi. I nostri uffici ci hanno segnalato diverse incoerenze e per questo siamo direi costretti ad apportare delle modifiche al piano urbanistico, naturalmente - ha concluso Zedda - accogliendo i suggerimenti e i contributi che arriveranno dall’aula».
«Abbiamo ereditato queste pratiche in fase di approvazione definitiva con scelte fatte da precedenti amministrazioni - ha aggiunto Paolo Frau - e dopo averle sottoposte a tutte le verifiche, sia sul versante della tutela del paesaggio che sulla legittimità, non potevamo che completarle».(g.cen.)