Per Cgil, Cisl e Uil l'emergenza occupazione è drammatica: «E anche il 2012 sarà grigio»
L'allarme dei sindacati: numeri choc per Cagliari e provincia
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Non c'è solo la disperazione per il lavoro che manca o per le industrie che precipitano nella crisi più nera. C'è anche lo sconforto che taglia le gambe a chi viene escluso, spingendo i disoccupati a smettere di cercare. Aumentano gli iscritti agli ex uffici di collocamento della provincia, quasi diecimila in più in un anno, ma crolla la cosiddetta forza lavoro nel Cagliaritano: 15 mila in meno, tra occupati e persone in cerca di un impiego. «Questo accade perché spesso ci si iscrive», ha ammesso Nicola Marongiu, segretario provinciale della Cgil, «talvolta lo fa anche solo per maturare un'anzianità di disoccupazione. Ma poi, in realtà, lo sconforto spinge tantissimi non aver più nemmeno la voglia di trovarsi un impiego».
SITUAZIONE DRAMMATICA È una fotografia agghiacciante quella mostrata ieri dai vertici provinciali delle tre principali organizzazioni sindacali sarde che, in una conferenza stampa nella sede della Uil, hanno tracciato il bilancio di un anno di vertenze in Provincia di Cagliari. Emerge uno scenario desolante che ha risucchiato anche l'area del capoluogo, l'unica dove solitamente gli indicatori apparivano più confortanti. L'ultimo dato dei Centri Servizi per il Lavoro rivela 118.450 iscritti al dicembre 2010, (nel maggio 2009 erano 108.643), con una percentuale di disoccupazione tra le donne che arriva al 52% (61877).«Un dato rilevante è relativo alle forze lavoro» hanno chiarito, oltre a Marongiu, anche Fabrizio Carta e Gianni Olla, segretari provinciali Cisl e Uil, «cioè quello rappresentato dalla somma tra coloro che lavorano e coloro che ne cercano uno. I numeri rivelano che tra il 2009 e il 2010 sono diminuiti di ben 15 mila unità. Esiste uno sconforto generalizzato: il tasso di attività, per la fascia dai 15 ai 64 anni, in provincia di Cagliari è sceso al 58,7%, più basso di quello regionale».
POVERTÀ IN AUMENTO «Il 2012 si annuncia altrettanto grigio», ha chiarito Gianni Olla, illustrando la relazione, «anche perché non sembrano esserci segnali di ripresa. Il 70 per cento dei giovani tra i 15 ed i 24 anni non studia e non lavora, mentre il dato resta al 31 per cento anche nella fascia tra i 24 e i 35 anni». Difficile ormai trovare un impiego a tempo indeterminato: appena il 23 per cento dei contratti che passano dai Centri servizi lavoro lo sono, il resto è precario (se non addirittura interinale). Ma il livello di impoverimento progressivo è dato anche dagli anziani: i 131 pensionati che vivono nella provincia di Cagliari vivono sotto i 700 euro di pensione (per la precisione la media è di 693 euro), mentre i consumi hanno subito una drastica flessione del 18 per cento, anche sui beni di prima necessità.
CRISI DIFFUSA E se edilizia e commercio sono quelli nei quali la crisi si è fatta sentire prima, ora a rischio ci sono anche l'industria, il terziario e le comunicazioni (dove tra call centre e new media vengono segnalate numerose vertenze aperte). «Si rischia anche nell'area di Sarroch», hanno chiarito Olla e Marongiu, «dove la crisi del petrolchimico rischia di lasciare per strada 400 lavoratori dell'indotto». Anche l'industria inizia a zoppicare, come già accade nel Nord Sardegna e nel Sulcis ma nel settore dei «servizi alla persona», aumenta il numero di occupati. «Nel 2010», ha precisato Carta, «il primo ha perso seimila lavoratori, mentre il secondo ha registrato un incremento di 2214 unità, in gran parte donne».
PROBLEMA SICUREZZA Aumentando la povertà, si abbassano anche i livelli di sicurezza nel Cagliaritano. «Il territorio sta dimostrando tutta la sua fragilità economica», ha concluso Olla, «il malessere diffuso e l'accentuarsi di nuove povertà condizionano anche il tessuto sociale. Rapine, scippi e microcriminalità si stanno riaffacciando con una escalation sempre più preoccupante".
Francesco Pinna