VIA MONTEVECCHIO Incontro organizzato dal Sunia, rabbia per le graduatorie sull’edilizia popolare: «Mancano alloggi»
La richiesta è enorme, ma le case popolari non ci sono. L’ultimo bando per presentare domanda indetto dal Comune risale al 2009: 653 le richieste, ma le abitazioni assegnate sono state appena una cinquantina. Per questo il Sunia, sindacato degli inquilini, chiede alle istituzioni un nuovo piano di edilizia pubblica in grado di rispondere alle necessità. E i tanti che attendono da anni un alloggio denunciano: «C’è poca trasparenza nelle graduatorie. Le case ci sono ma molte sono disabitate». Dell’emergenza casa si è discusso in via Montevecchio, in un’affollata assemblea: circa un’ottantina i partecipanti, segno che l’argomento era molto sentito. Eugenio Inconi, segretario generale del Sunia per Cagliari attacca: «La verità è che negli ultimi anni il Comune ha privilegiato i grandi costruttori. L’uso del territorio si è concesso a chi aveva i capitali a discapito dell’edi - lizia popolare. Per questo noi vogliamo un piano straordinario che comprenda non solo nuovi appartamenti ma anche canone d’affitto agevolato. Il Comune può legiferare in questa direzione, alla Regione chiediamo di trovare i fondi, finanziamenti europei compresi». Anche perché la situazione è difficile: le 650 domande arrivate in Municipio dimostrano che è in corso una vera emergenza sociale. Ancora Inconi: «Aumentano le procedure per morosità incolpevole, cioè chi non paga l’affitto perché ha perso il lavoro e non ha più i soldi. In via Piero della Francesca, in alloggi che dovrebbero essere provvisori, c’è gente che ci abita da più di dieci anni. Intanto l’area comunale a Mulinu Becciu, che doveva essere utilizzata per allestire parchi, è stata data ad un imprenditore privato. Negli ultimi anni l’amministrazione ha ridotto all’osso l’assegnazione degli alloggi popolari». Annamaria Piga, pasionaria delle battaglie per la casa negli anni ’70, arringa i presenti: «Dovete muovervi altrimenti nessuno vi darà nulla. Noi siamo andati in tenda con i bambini sotto al Comune e non ci siamo mossi da lì fino a quando le delibere le hanno firmate. E appena nessuno ha più combattuto siamo tornati al punto di partenza. Abbiamo occupato il palazzo di via Bacaredda: non c’era niente, abbiamo costruito persino le scale e le finestre. Poi hanno sbattuto tutti fuori perché dicevano che serviva per gli uffici provinciali. Il risultato è che ora è disabitato». Ribatte Pamela Deidda, ragazza madre da anni in attesa di una casa: «Il problema sono le graduatorie, nessuno le controlla e sa come sono organizzate: ci sono ancora persone che un alloggio l’han - no già avuto. Neanche dal Comune sanno dire come sono messe, ci vuole chiarezza». Maurizio Locci, separato: «Pago un affitto di 400 euro, ho fatto domanda per un appartamento ma mi hanno detto che non ho diritto. Rischio di finire in mezzo alla strada».
Francesca Ortalli redazione@ sardegnaquotidiano. it