La struttura di Terramaini è stata realizzata dall'impresa dei Gariazzo
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Nelle previsioni del Comune doveva essere la piscina dei record: la prima struttura olimpica coperta in Sardegna, e anche la più grande. Una superficie coperta di 4000 metri quadri, forse il primo impianto modulare in Europa con una vasca costruita in pannelli in acciaio inox, divisibile in due da 25 metri per consentire contemporaneamente allenamenti di nuoto e pallanuoto. Insomma: doveva essere una piscina unica. E in effetti lo è: da quando nel 2005 sono finiti i lavori la struttura comunale è stata chiusa e riaperta almeno una decina di volte. Sia per problemi legati alla manutenzione, sia per alcuni intoppi congeniti, spuntati fuori subito dopo la consegna del cantiere.
I PROBLEMI La questione più importante è legata all'agibilità: il progetto prevedeva la realizzazione di un impianto capace di ospitare fino a 600 persone, anche se il certificato di agibilità provvisoria autorizzava l'ingresso di un numero massimo di 100 spettatori. Ma la Fin (Federazione italiana nuoto) denunciò subito dei vizi strutturali, come le infiltrazioni d'acqua dal tetto della struttura, lo stesso scoperchiato ieri sera dal maestrale. Problemi anche per il piano vasca, rovinato dalle infiltrazioni.
IN TRIBUNALE Ma nonostante tutto è stata la società costruttrice a chiedere al Tribunale di condannare il Comune al pagamento di 169.961 euro per la guardiania e la manutenzione dell'impianto, effettuati tra l'ultimazione dei lavori e la consegna dell'opera dopo il collaudo: soldi che si sono aggiunti ai circa 5 milioni di euro necessari alla realizzazione dei lavori.
LA ROTATORIA Nei lavori del sovrappasso di via Peretti e della rotatoria all'ingresso di via Stamira, realizzata negli stessi anni da Opere Pubbliche, si ritrova lo stesso problema di altri cantieri, ovvero il mancato pagamento dei subappaltatori. Come la Cosmat di Capoterra, società specializzata in grandi impianti. È stata la ditta di Silvio Matta a modificare il tracciato di un oleodotto che da Monte Urpinu porta fino all'aeroporto di Decimomannu: «Un lavoro che venne certificato dalla stessa aeronautica militare», racconta. Il Comune pagò l'appalto a Opere Pubbliche, ma la società della famiglia Gariazzo non saldò i conti con la Cosmat. «Il nostro contratto prevedeva il pagamento di circa 200 mila euro, ma da subito ci proposero di pagare solo una parte».
( m.r. )