Per i religiosi della diocesi «doveroso un contributo in un momento difficile»
Padre Morittu e i Salesiani: giusto dare un aiuto
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«Forse mai come in questo momento storico siamo chiamati a essere ancor di più coerenti col Vangelo e con quanto predichiamo dall'altare». Padre Salvatore Morittu, francescano, una vita spesa al servizio dei giovani tossicodipendenti, non costruisce barricate dietro gli attacchi alla Chiesa a proposito del pagamento dell'Ici sui beni ecclesiastici. «Prima ancora perché costretti dalla legge, una disponibilità a condividere questo momento di sofferenza sociale sarebbe un'alta testimonianza da parte della Chiesa, fermo restando che occorre procedere a un'attenta verifica della materia per evitare facili strumentalizzazioni».
LO SCENARIO Il silenzio delle gerarchie ecclesiali sulla richiesta che da più parti si è levata perché la tassazione sui beni immobili coinvolgesse anche quelli di proprietà della Chiesa è stato giudicato imbarazzante da molti cattolici. «Noi le tasse le paghiamo per davvero, ma ci riusciamo grazie soprattutto alla generosità dei fedeli», ha detto in una recente omelia il provinciale dei Cappuccini padre Salvatore Murgia. «Come dire che sono sempre i poveri a pagare», aggiunge don Salvatore Benizzi, responsabile dell'Ufficio pastorale del lavoro e problemi sociali della diocesi di Iglesias, «certe agevolazioni sono comode ma non giuste, anzi corriamo il rischio di essere contro il vangelo e contro la società. Ciò che produce profitto va tassato senza se e senza ma. Certo, spesso la Chiesa, con oratori, mense, case famiglia esercita una vera e propria supplenza: in quel caso trovo giusto abolire o ridurre al minimo la tassazione. Ma in tutti gli altri casi è giusto e doveroso pagare».
I SALESIANI I figli di don Bosco, storicamente, sono presenti nella società con i loro oratori, istituti di formazione professionale, strutture sportive. «In presenza di una attività di natura commerciale, il pagamento è giusto e doveroso perché è il contributo alla collettività», afferma don Mario Steri, parroco della popolosa comunità di San Paolo in piazza Giovanni XXIII, «ma estenderlo a tutte le attività della Chiesa è contrario agli stessi principi che stanno alla base della nostra società, perché siamo davanti a strutture e opere che agiscono per il bene di tutti, sia a livello sociale che spirituale». Per tante di queste strutture, alcune anche - per cubatura - di notevoli dimensioni, in un futuro neanche tanto remoto, potrebbe esservi la dismissione. «Nessuno mette in discussione il principio di sostenere lo Stato, ma penso che un'esenzione sarebbe stata più giusta. Nella nostra casa di via XXIII febbraio», dice suor Maria Ardu, suora salesiana economa, «in forza dei metri quadri paghiamo già un'enormità per la tassa sui rifiuti, ora con la nuova imposizione ho paura che saremo costretti a lasciare la casa e trovare soluzioni alternative».
Paolo Matta