LE REAZIONI. L'opinione più comune: «Non è razzismo»
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«Aspettiamo di avere tutti gli elementi ma l'impressione è che non si tratti di razzismo, bensì di qualcosa molto simile al morso di un cane. Un ambulante pacifico che, purtroppo, si è imbattuto su uno dei tanti disperati che girano alla notte nelle strada, ubriacandosi e talvolta diventando aggressivi, proprio come i cani rabbiosi».
Usa una metafora Silvano Mura, quarant'anni, da meno di un anno inquilino di un palazzo a trenta metri da piazzetta Savoia, nel cuore del rione La Marina. «Era il mio sogno venire a vivere qui e abbandonare l'auto», ha sorriso, «è un quartiere tranquillo, dinamico e con veramente un'integrazione etnica da grande metropoli europea. La notte si passeggia tranquilli a qualsiasi ora, ma può capitare a tutti di inciampare su qualche sbandato».
A OGNUNO LA SUA TEORIA Ognuno ha la propria teoria sull'aggressione avvenuta martedì notte, ma nel quartiere l'ipotesi del razzismo non sembra trovare appigli.
Come resta sfumata su internet, dove grazie a decine di messaggi condivisi, rilanciati e fatti girare, ora la storia di Islam Animur ha fatto il giro tra blog e social forum. Quasi 150 persone hanno condiviso e commentato l'intervento di condanna dell'accaduto “postato” (questo il gergo che si usa quando si pubblica qualcosa su una bacheca di un profilo di Facebook) dal sindaco Massimo Zedda giovedì scorso.
REAZIONE DI SOLIDARIETÀ Una reazione di solidarietà che ha emozionato anche Kifayat Ullah Khan, pakistano che vive in città. «Siete stupendi», ha scritto, commentando i tanti interventi nel social network, «vivendo qua, non mi sento né musulmano né pakistano. Sono un cagliaritano: amo Cagliari e i cagliaritani con tutto il cuore. Grazie perché siete stati vicini a un bengalese».
Fr. Pi.