Senza una risposta della Regione, i Cualbu chiedono il pronunciamento dei giudici amministrativi
Tuvixeddu, il gruppo chiede il rinnovo di un'autorizzazione paesaggistica
Il gruppo Coimpresa ha chiesto il rinnovo di una delle autorizzazioni paesaggistiche interne all'intervento sul colle di Tuvixeddu, ma ancora dalla Regione non è arrivata risposta. Per questo, nei giorni scorsi, gli avvocati della società che fa capo alla famiglia Cualbu hanno deciso di presentare un nuovo ricorso al Tar Sardegna, questa volta proprio sul silenzio riservato dal Servizio tutela paesaggistica della Regione, dipartimento provinciale di Cagliari-Carbonia-Iglesias, all'istanza richiesta.
Della vicenda se ne occuperanno i giudici della seconda sezione del Tribunale amministrativo, presieduta da Francesco Scano, anche se ancora ufficialmente non è stato composto il collegio che dovrà trattare il ricorso. Già fissata, invece, l'udienza di camera di consiglio che si terrà il 15 febbraio.
Spiega Giuseppe Cualbu, responsabile di Coimpresa. «Abbiamo chiesto alla Regione il rinnovo di un'autorizzazione paesaggistica che ci era scaduta. Il procedimento è già stato avviato, ma è composto di varie fasi e manca solo l'ultimo pronunciamento». Da qui, dunque, il ricorso firmato dagli avvocati Antonello Rossi e Pietro Corda. Nessun provvedimento d'urgenza, dunque, ma si tratta comunque dell'ennesimo ricorso ai giudici amministrativi attorno al progetto di Tuvixeddu, il piano ideato per la realizzazione di una lottizzazione residenziale (ma anche un parco archeologico) a ridosso del colle che ospita la più importante necropoli punica dell'intero Mediterraneo. Per capire di quale autorizzazione paesaggistica faccia riferimento il nuovo ricorso presento dal gruppo Cualbu bisognerà comunque attendere le prossime settimane: la documentazione, protocollata alla cancelleria del Tar, è stata già notificate alle parti.
LA SENTENZA Ma sulla vicenda del progetto edilizio sull'area a ridosso della necropoli pesa come un macigno la sentenza del Consiglio di Stato che, nel marzo scorso, ha di fatto confermato i vincoli e reso pressoché inedificabile buona parte dell'area su cui si sarebbe dovuto sviluppare l'intervento. I giudici romani avevano accolto il ricorso presentato dalla Regione e da Italia Nostra, annullando la decisione del Tar Sardegna che, in precedenza, aveva dato via libera al progetto di edificazione.
Francesco Pinna