Il caso del disoccupato in Municipio con la pistola è la punta di un iceberg: in crescita le richieste di lavoro, cibo e vestiario
Lavoro, vestito e cibo: sono le richieste dei tanti che ogni giorno bussano alle porte dei comuni.Mala liste di quello che manca, e che si vorrebbe avere, è molto più lunga: libri di studio per i bambini e soldi per pagare bollette o mutuo sono tra i primi posti nella classifica della disperazione. Gli sportelli dei Servizi sociali comunali sono come avamposti di frontiera. Qui la crisi arriva ancora prima di poter essere raccontata, povertà e malessere si toccano con mano giorno per giorno. Per questo in pochi sono sorpresi da quello che è successo martedì scorso a Monserrato,quandoundisoccupato si è presentato in municipio con una pistola giocattolo e ha minacciato di fare del male a se stesso e agli altri se qualcuno non lo avesse aiutato a trovare lavoro. Le tensioni tra operatori e utenti sono all’ordine del giorno e spesso non è semplice far capire che le azioni eclatanti non aiutano ma peggiorano addirittura le cose. Angela Lai, funzionario dei Servizi sociali nel Comune di Cagliari sottolinea che le situazioni di difficoltà grave sono in continuo aumento: «Negli ultimi anni le richieste di aiuto sono cresciute del20-30per cento.
L’esasperazione è grande e i problemi delle persone e delle famiglie che si rivolgono a noi riguardano sempre di più bisogni primari – chiarisce – il lavoro prima di tutto, i vestiti, il cibo. Chiedono aiuto per poter mantenere i figli, per garantire loro un futuro dignitoso. Qualcuno non può permettersinemmenoi libri di scuola ».Poi c’è la casa:mancanoi soldi per le bollette eaumentailnumero di persone che non riesce più a pagare l’affitto o il mutuo. «Sono in pochi quelli che si accontentano dei sussidi, quello chevoglionoveramenteè riprendersi la dignità perduta con il lavoro. Soprattutto i padri di famiglia, che vogliono trasmettere ai loro figli dei valori forti. Per questo i Servizi sociali cercano di nonlimitarsi alpuro assistenzialismo ma si concentrano sulla promozione umana».
Peggiora ancora la situazione degli anziani: «Se la pensione non è abbastanza alta, se la salute va male, in assenza di una rete familiare solida, si possono trovare in grave disagio». Susanna Orrù, assessore cagliaritano alle politichesocialiconfermale valutazioni di Angela Loi e registra lo spaesamento di coloro che si sonotrovatiimprovvisamentesenza lavoro e non riescono a tirare avanti, «perdono tutto, anche la casa: il disagio sociale diventa psicologico».In questo senso secondo Orrù ridare una speranza e un senso di comunità è una priorità: «I nostri interventi sono orientati verso questi obiettivi ».
Anche Giuseppe Boi, assessore alle Politiche sociali aQuartu Sant’Elena, terza città della Sardegna, registra un peggioramento della situazione in tutta l’area vasta, «Una società sempre più alla deriva doveil tessuto sociale si sfalda – racconta – aumentano i rapporti conflittuali anche in famiglia. Noi cerchiamodi far fronte a tutte le esigenze nonostante la limitatezza delle risorse.Maogni giorno si presentano presso i nostri servizi sempre più persone che chiedono aiuto. Esiste poi un sommerso difficile da quantificare, fatto di famiglie che per pudore non chiedono niente e nascondonoil loro disagio». Il Comune di Quartu ha deciso di finanziare con quasi un milione di euro le linee di azione previste dal bandosulle povertà estremepuntandosoprattutto agarantireunminimo di occupazione. «Anche in questo caso uscire dalla logica dell’assistenzialismo a oltranza è fondamentale per aiutare concretamente le famiglie». Carla Etzo