Teatro lirico. I sindacati respingono le accuse e confermano le azioni di protesta programmate
Disponibilità ad aumentare la produzione ma subito via il sovrintendente
Le organizzazioni unite ma al contropiano non aderisce Libersind
CAGLIARI. Via il sovrintendente Gennaro Di Benedetto, nessuna richiesta di aumenti della retribuzione e disponibilità a produrre di più: gli otto sindacati rappresentati al teatro lirico ritrovano d’incanto l’unità per respingere seccamente le accuse di chi li vorrebbe impegnati soltanto a difendere a oltranza privilegi e buste-paga. Niente di tutto questo: la battaglia è rivolta a ottenere un piano industriale che rilanci realmente il teatro.
«Un piano industriale - scrivono i sindacati in una nota stampa - che sia ambizioso, rivolto al futuro, che utilizzi al meglio le risorse umane e quelle economiche, che difenda un patrimonio professionale e culturale che altre nazioni ci invidiano». Secondo le otto sigle «il teatro è un bene della collettività, è vanto e patrimonio culturale della città e della regione, è un’azienda altamente professionale al servizio della cultura e i dipendenti sono lo strumento per raggiungere i fini istituzionali». I sindacati confermano «le motivazioni e le iniziative che hanno determinato la dichiarazione degli scioperi e contrasteranno aspramente qualunque azione contraria». Il calendario della vertenza prevede l’incontro sindacati-Zedda per il 9 gennaio, l’11 la seduta del consiglio di amministrazione e il 13 lo sciopero generale.
Sui principii espressi nel comunicato e sulla necessità di rimandare a casa Di Benedetto, le organizzazioni sindacali sono d’accordo. Le differenze emergono sulle scelte considerate indispensabili per rimettere in linea di galleggiamento i conti dissestati della Fondazione e garantire una produzione artistica degna delle tradizioni cagliaritane. La Libersind, la sigla degli orchestrali, ha rifiutato di aderire al contropiano industriale elaborato dai sindacati su invito del presidente del cda Massimo Zedda. Una distanza confermata dalla decisione di scioperare prima di Natale, bloccando un concerto importante per il teatro. Nel piano alternativo i sindacati propongono fra l’altro di aggredire il debito patrimoniale accumulato durante la gestione Meli con una riorganizzazione e un utilizzo diverso del personale, con sinergie, rapporti col privato, commesse e lavori esterni, rigore nella gestione. Bocciato il piano proposto dal sovrintendente («solo semplici dichiarazioni, nessuna analisi dei costi generali, solo tagli alle buste paga del personale») i dipendenti del Lirico propongono una programmazione artistica alternativa basata su costi coperti dagli incassi del botteghino e mettono il teatro al centro di un «progetto di sviluppo complessivo del territorio e di valorizzazione del patrimonio identitario» elencando una serie di iniziative possibili. (m.l)