LA SOCIETÀ Parla Alessandro Gariazzo, responsabile della Opere Pubbliche: «Attendiamo l’ultima tranche di fondi, paghiamo tutti gli stipendi». Allarme per l’arrivo dei mafiosi: «Saranno 100»
Apre. Anzi no, non apre. È in ritardo, tanto che gli operai non vengono pagati. Anzi no, tra qualche mese l’opera sarà consegnata e sulle buste paga c’è stato solo qualche slittamento. Ospiterà centinaia di mafiosi in regime di 41 bis, ma forse anche molti di meno. Sul nuovo carcere di Uta, negli ultimi mesi, si è detto tutto e anche il suo contrario. «Ma l’unica verità è che entro l’estate consegneremo il penitenziario. Tutto sarà più facile quando verranno sbloccate le ultime tranche di pagamenti da parte del Cipe e del ministero della Giustizia»: a parlare è Alessandro Gariazzo, responsabile della Opere Pubbliche Spa, società con sede in viale Bonaria che dal 2006 sta costruendo il carcere sui terreni di Santa Lucia, nelle campagne di Uta. Una struttura che ospiterà circa 750 detenuti. Un braccio è dedicato al regime di carcere duro, e nei giorni scorsi i Riformatori hanno lanciato l’allarme: «In Sardegna arriveranno, tra Cagliari e Sassari, 600 tra mafiosi e ‘ndranghe - tisti». «Mi sembra difficile», spiega Gariazzo, «per il 41 bis a Uta ci sono circa 100 posti, non so dove potrebbero mettere tutti gli altri che mi pare siano 700 in tutta Italia». RITARDI E FONDI Il carcere sarebbe dovuto essere pronto già da qualche mese. «Ma i ritardi non possono essere imputati alla società», spiega ancora il responsabile della Opere Pubbliche, «il progetto ha subìto delle variazioni in corso d’opera, su richiesta del ministero e per l’adeguamento alle normative che via via sono entrate in vigore. Dopo un sopralluogo della Asl, per esempio», continua, «abbiamo cambiato molti elementi dell’infermeria, che per un carcere di quelle dimensioni non è certo un lavoro di poco conto». C’è poi la questione del pagamento degli stipendi e del numero di dipendenti. I sindacati hanno lamentato ritardi sui primi e una drastica riduzione dei secondi. Il mese scorso impresa e confederali si sono incontrati per cercare un accordo dopo il blocco del cantiere per protesta. Spiega Gariazzo: «Siamo in ritardo di due settimane per le buste paga di circa 30 operai, ma abbiamo già diramato l’av - viso: il bonifico arriverà in questi giorni. Quanto alla riduzione del personale, beh, è fisiologica: il lavoro va verso l’ultimazione, c’è bisogno di meno professionalità, ma non è una sorpresa per nessuno, era tutto previsto ». Come prevedibile in tempo di crisi è che, pur lavorando con appalti delle pubbliche amministrazioni, i finanziamenti arrivino in ritardo. Per questo motivo la società della famiglia Gariazzo ha rapporti tesi anche con Abbanoa: per conto della società di gestione del servizio idrico controlla buona parte dei depuratori sardi. E le casse disastrate della Spa regionale non garantiscono un flusso di cassa continuo. Altra nota dolente è quella dei lavori per il G8 mai avvenuto alla Maddalena, per il quale Opere Pubbliche ha effettuato dei lavori.
IL CONTENZIOSO COL COMUNE Ma se Abbanoa è sull’orlo del baratro e per il summit adesso parla solo la magistratura, spuntano i contenziosi anche con enti sani, come il Comune di Cagliari. La Opere Pubbliche ha realizzato l’ultimo tratto dell’Asse mediano, il ponte di via Stamira. E risale a novembre scorso la lettera che è stata inviata in municipio, con la quale si propone una risoluzione stragiudiziale per un contenzioso di un milione e settecentomila euro che il Comune dovrebbe ancora pagare. «Ho incontrato anche il sindaco Massimo Zedda», spiega Gariazzo, «e siamo in attesa di trovare una soluzione ». Enrico Fresu