L’allarme lanciato dalla commissione comunale Servizi tecnologici: lungo le rive macerie e discariche a cielo aperto Poi i danni provocati dai pescatori abusivi: le sponde lesionate del canale dei reflui lasciano filtrare i liquami nello stagno
di ENNIO NERI e.neri@sardegna24.net
Allarme inquinamento a Santa Gilla. Discariche abusive lungo le coste e acque reflue che penetrano in laguna, minacciando pesci, anguille e cozze. E la salute dei cittadini. Del problema si è occupata la commissione comunale Servizi tecnologici che, a ridosso di Natale, ha effettuato un sopralluogo sulle rive dello stagno. La laguna di Santa Gilla, oasi naturalistica in grado di produrre migliaia di posti lavoro, grazie a pesca e turismo, giace oggi semi abbandonata, insidiata dai pescatori abusivi e costretta a fronteggiare l’inquinamento: il territorio è di competenza dei comuni di Cagliari, Assemini, Capoterra ed Elmas.
Davide Carta, capogruppo Pd in consiglio comunale ha ricevuto un report dagli operatori della laguna: le problematiche più gravi riguardano la presenza dei numerosi pescatori abusivi e quella di discariche di materiali vari, anche tossici e velenosi, come l’eternit, lungo gli argini dello stagno. Ma i danni maggiori restano quelli dei pescatori abusivi (estranei alle 9 cooperative che hanno in gestione le attività di pesca a Santa Gilla) che operanoindisturbati in laguna. Accade questo: il sistema idraulico è governato da un complesso di paratie che deviano le acque dolci in eccesso all’esterno della laguna, queste paratie però vengonocostantementemanomesse dai pescatori abusivi, alterando i valori dello stagno.
C’è poi il problema inquinamento. Gli scarichi inquinanti, attualmente, vengono convogliati in due distinti canali: uno per le acque reflue dai centri urbani e uno per la zona industriale. Tuttavia alcuni paesi che gravitano intorno allo stagno non si sono ancora collegati al depuratore del Casic e spesso scaricano i loro reflui urbani in laguna. Le acque (storicamente fluviali, per l’apporto dei diversi corsi d’acqua dolce come il Flumini Mannu, il Cixerri e il Rio Sa Nuxedda) hanno subito così u n a p r o g r e s s i v a “marinizzazione” (è diminuito il tasso di acqua dolce ed è cresciuto quello dell’acqua marina) sia perunaumentodella circolazione delle acque marine, sia per la mancataregolamentazione di quelle dolci che vengono deviate a monte da sbarramenti artificiali. Questa situazione ha favorito un aumento della salinità fino al50%,stimolando la colonizzazione di specie marine quali polpi, ricci, anemoni di mare ecc. L’altro problema segnalato dai lavoratori di Santa Gilla alla commissione Servizi tecnologici è quello derivante dall’inquinamento urbano che provoca spesso ordinanze di blocco della pesca dei molluschi bivalvi, interdetta numerose volte dopo le alluvioni degli ultimi anni. «Le proposte per le possibili soluzioni», ha spiegato il presidente della commissione Fabrizio Marcello (Pd), «non devono prescindere dalla bonifica delle discariche e dalle costruzioni abusive e dal recupero delle acque dolci depurate dal Casic per l’approvvigionamento della laguna, dal ripristino e adeguamento tecnologico dei sistemi di cattura per il pesce mai ultimati e resi operativi. Noi, come commissione Servizi », aggiunge,«abbiamoeseguito un sopralluogo e stiamo studiando il problema frutto di segnalazioni per la situazione di degrado dell’area con discariche abusive a cielo aperto e dalla tracimazione dei canali. A mio avviso», conclude, «la strada da per correre è quella di un tavolo tecnico dove in prima fila ci deve essere la Regione con tutti i comuni che si affacciano alla laguna insieme a Cacip e all’Autorità portuale». Resta in piedi il problema delle deleghe sull’ambiente. Secondo i consiglieri comunali, la Regione non avrebbe ancora chiarito la competenza per la bonifica e pulizia delle aree. Il Pd si prepara a portare in aula il caso Santa Gilla. Oltre all’inquinamento, sarà sollevato il problema della della pesca abusiva, dell’apertura di un ittiturismo e della nuova gestione.