«Svilita la nostra professionalità». Ma c'è chi apprezza
Farmacisti cagliaritani divisi sul progetto di liberalizzazione per la vendita di farmaci prevista dal decreto salva-Italia. Di diverso avviso il fronte delle parafarmacie e quello della grande distribuzione che accoglierebbe volentieri l'ingresso dei farmaci di “fascia C” (quelli per cui esiste l'obbligo di ricetta e sono totalmente a carico dei pazienti) nei propri punti vendita. In mezzo ci sono i cittadini «che da questa liberalizzazione non avrebbero alcun vantaggio, dal momento che, anziché determinare una diminuzione dei prezzi, smantellerebbe la struttura delle farmacie, intesa come servizio di base di salute pubblica», dice Giorgio Congiu, presidente di Federfarma Sardegna.
Un punto sul quale i titolari, o soci, di farmacie insistono è quello relativo alla vendita di medicinali nei supermercati. «Questo fatto equivale a svilire la nostra professionalità», dice Andrea Fasciolo della farmacia di via Santa Maria Chiara a Pirri. «Inoltre se al paziente occorre un farmaco urgente, in mezz'ora in farmacia lo trova; dubito che lo stesso servizio possa offrilo un supermercato». Camilla Pedrazzini rappresenta una famiglia che tratta farmaci da diverse generazioni in via Bacaredda, e esce dal coro: «La liberalizzazione, per come appare oggi, potrebbe portare qualche vantaggio, seppure contenuto. Ora non so quantificare quale potrà essere il risparmio per i pazienti, ma il progetto non mina la competenza e la professionalità della categoria». Favorevole Alessio Lecca della parafarmacia di via Sonnino: «È un'occasione per creare nuovi posti di lavoro», afferma, «senza dimenticare che la liberalizzazione degli Otc, farmaci da banco e senza obbligo di prescrizione medica, come l'aspirina, ha prodotto un abbassamento dei prezzi anche nelle farmacie. Ritengo che la stessa cosa possa accadere anche con i farmaci di fascia C».
Mauro Madeddu