L'opinione
A Bergamo sono già pronti a lanciare la sfida: il centro commerciale di Orio al Serio da domani (sindacati permettendo) aprirà sino alle 24. In Toscana, il governatore Rossi invece vuole alzare le barricate sino alla Corte costituzionale davanti a un provvedimento «da bocciare». Di sicuro il piano delle liberalizzazioni voluto dal Governo sta per spingere il commercio verso una strada nuova che non farà fatica a rivelarsi anche più moderna, a giudicare da quanto succede già da anni in tante parti del mondo.
Nella stagione della crisi più dura che si ricordi dal dopoguerra i negozi e chi li gestisce - dai megastore alle bottegucce di quartiere - sono chiamati a calarsi in una dimensione fatta di offerte elastiche e in sintonia con una clientela sempre più multiforme, lontana dagli schemi rigidi di un tempo. Ci sarà da discutere per evitare che la caduta delle antiche norme sul commercio si trasformi in anarchia (esempio: non può essere tutto aperto di notte in una parte della città, mentre dall'altra magari si vedono solo serrande abbassate), ma la sensazione è che la novità possa diventare un'occasione di sviluppo. E se fossero proprio i negozi del centro ad avvantaggiarsene, visto che potrebbero trovare nuova linfa dagli orari di apertura meno rigidi? È chiaro che non sarà facile cambiare la mentalità in città, dove neanche la crisi e l'avvento dei centri commerciali sono ancora riusciti a cambiare dinamiche ormai fuori moda e lontano dal mercato. Come le quattro ore di chiusura pomeridiana tra le 13 e le 17. (g.z.)