LA MIA CITTÀ. Il leader della compagnia Lapola: Cagliari deve vincere le sue sfide
Medda: i miei auguri al sindaco, è lui l'uomo dell'anno
Quando parla di Cagliari e del quartiere Marina preferisce indossare i panni della persona seriosa. Perché l'argomento non è adatto alla comicità. Massimiliano Medda, attore e leader dei Lapola, ama la sua città, «bellissima», il suo rione, «il vero centro storico», e il suo essere cagliaritano: «seusu su mellusu, qualche difetto esiste, ma passa in secondo piano rispetto ai pregi».
Cagliari si può raccontare in pochi minuti?
«Ne servono almeno cento. Con una premessa: io sono di parte. Cagliari è bella, con tante potenzialità. Sfido chiunque a trovare un altro posto con una spiaggia lunga come la nostra. E poi il centro storico è uno spettacolo. Si potrebbe fare molto di più. Ma non possiamo pretendere troppo».
Un esempio?
«Fermiamoci alla Marina. È il fulcro della città. Un quartiere vivo, con ristoranti, trattorie caratteristiche e attività commerciali, molte straniere. Negli ultimi anni è migliorato notevolmente, anche se ci sono stati degli errori. Perché non è stata conservata la vecchia pavimentazione? In futuro spero possa esserci una caratterizzazione unica per tutti i ristoranti che finalmente possono sistemare tavoli e sedie nelle strade».
Cosa non le piace?
«In questi giorni, le bancarelle nella corsia centrale di via Roma. Dovrebbero stare, senza quegli orrendi teloni, nelle piazze. Nelle altre città ci sono strutture in legno esteticamente migliori. Perché non farlo anche a Cagliari?».
Negli anni la città è migliorata?
«Come no. Quando ero piccioccheddu le strade della Marina erano invase dalla spazzatura. Ora c'è molta più pulizia. Anche gli altri rioni sono più ordinati».
Amministratori promossi quindi?
«Mariano Delogu ed Emilio Floris, nei suoi primi cinque anni da sindaco, hanno fatto diverse cose positive. Floris, nel secondo quinquennio, si è un po' seduto. Ora aspettiamo Massimo Zedda».
Cosa si attende da lui?
«Quando lo incontro gli dico sempre no 'ri tocca nudda . È il nostro Obama. Ha vinto contro tutti: prima all'interno della stessa coalizione, poi è riuscito a portare la sinistra, quella giovane, a governare Cagliari. Le aspettative sono enormi. È lui il cagliaritano dell'anno».
Riuscirà a governare senza problemi?
«Sarà difficile. Si dovrà scontrare con la vecchia politica, ancora viva all'interno del suo stesso schieramento. Ma ha il dovere di provarci, senza fermarsi mai. È ancora presto per dare giudizi, però noto che le iniziative per Natale e Capodanno sono identiche all'anno scorso. Non è cambiato nulla. Diamogli tempo».
La politica ha fatto degli errori?
«Certamente. Il Poetto è l'esempio eclatante. Dalla rimozione dei casotti al ripascimento sembra che siano state prese delle decisioni senza pensare alle possibili conseguenze».
Qualcuno ritiene che Cagliari non sia più dei cagliaritani.
«Non sono d'accordo. Alla Marina ci sono molte attività commerciali di cittadini stranieri. Ma non mancano trattorie e ristoranti tipici. E ci sono ancora molti cagliaritani. È vero che le coppie giovani sono costrette a lasciare il centro storico perché è impossibile acquistare una casa. Lo stesso è accaduto a Castello, rione dormitorio e senza servizi. Quand'ero ragazzino era pieno di bambini che giocavano».
Cagliari è una città per i giovani?
«Ci sono molte iniziative e la notte c'è parecchio movimento. Forse si dovrebbe migliorare il rapporto tra “movida” e residenti. Serve un compromesso tra il diritto al divertimento e il diritto al riposo. Con qualche vigile urbano in più in giro si potrebbero raccoglie dei risultati».
Capitolo stadio, un tormentone di questo 2011. E se il Cagliari dovesse lasciare la città?
«I tifosi cagliaritani meritano uno stadio e non quella vergogna nazionale che è il Sant'Elia. Il Comune in tutti questi anni ha sbagliato: non ha investito sullo stadio e sulle strutture sportive, come dimostra anche il palazzetto. Ora ne paghiamo le conseguenze».
Un augurio alla città per il 2012?
«Si cominci a programmare: ci sono in ballo molte sfide, dal centro storico al Poetto. Devono essere vinte assolutamente».
Matteo Vercelli