Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Centomila pasti gratuiti in nove mesi

Fonte: La Nuova Sardegna
29 dicembre 2011



La Caritas: «Ora gli indigenti sono anche laureati»




MARIO GIRAU
CAGLIARI. Anche i poveri cercano sicurezze, la certezza di poter trovare, sempre, in città una mano tesa, qualcuno in grado di rispondere ai loro bisogni vitali. La Caritas è riuscita nell’impresa di stendere intorno a loro un reticolato protettivo formato da ventisei opere-segno. La rete della solidarietà è composta, tra l’altro, da centri d’ascolto, tre mense, sportello legale, fondazione antiusura, microcredito, prestito della speranza, studio medico polispecialistico, centro di assistenza pronto intervento, “magazzino del carcere”, solo per citare i più gettonati. Nessuna ipertrofia caritativa, solo l’essenziale, diversificato ma efficiente e soprattutto proporzionato ai fabbisogni di un popolo in crisi che, con dignità e nel silenzio, sempre più numeroso chiede aiuto al volontariato Caritas. Ai 12 centri di ascolto distribuiti nel territorio diocesano nei primi nove mesi di quest’anno si sono rivolte 1.414 persone (1.005 italiani e 386 stranieri). I 30 uffici di assistenza messi in campo dalla diocesi fino allo scorso settembre hanno aiutato 1.742 poveri (802 sardi, 940 immigrati). Pellegrinaggio continuo alla città della solidarietà, nell’ex mattatoio di via Po, per chiedere sostegno, soprattutto alimentare, vestiario e farmaci: 1.500 assistiti, molti dei quali una volta al mese per un totale di 10.800 persone, un terzo bambini. Solamente la mensa di viale fra Ignazio in nove mesi ha erogato 106.095 pasti, poco più di 500 ogni giorno (colazione, pranzo e cena). «Da anni diciamo che la società della nostra diocesi presenta crescenti difficoltà, derivanti - ha riferito don Marco Lai, direttore Caritas, alla presentazione di un volume sullla solidarietà curato da Sergio Nuvoli - dalla crisi economica». Prima causa della povertà, anche per la Caritas cagliaritana come per i sindacati, l’assenza o la perdita del posto di lavoro. Il 70 per cento degli uomini e il 65,4 delle donne che hanno chiesto aiuto ai centri d’ascolto nei primi nove mesi 2011 si trovano senza occupazione, il 6,1 per cento sono laureati. I bisogni prevalenti degli assistiti sono di natura economica (36,0 per cento), segnale incontrovertibile di povertà, la richiesta di lavoro (25,9), mentre le problematiche familiari sono esigenza prevalente del 9,6 degli utenti dei centri d’ascolto. «Il fenomeno povertà - aggiunge don Marco Lai - non riguarda solo i soggetti privi di lavoro, ma aggredisce fasce sempre più ampie della società colpendo non soltanto i redditi bassi, come accade all’8 per cento dei pensionati, ma anche lavoratori in servizio come dimostra il 16 per cento di persone che si rivolgono ai nostri centri».