Per le feste numerose iniziative di solidarietà per i meno abbienti
La Caritas: «A rischio divorziati e ceti medi»
Per toccare con mano la crisi basta recarsi nei centri della Caritas diocesana. La sede cittadina dell'organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana (Cei) nel 2011 ha distribuito 144 mila pasti, circa 500 al giorno. Mentre nel 2010 erano in media 350. «Segno evidente che buona parte del ceto medio si è impoverito», spiega don Marco Lai, presidente cittadino dell'organismo caritatevole. Come ogni giorno, anche durante le feste natalizie la Caritas è stata accanto ai bisognosi, agli emarginati, ai rifugiati, offrendo loro pasti caldi, un tetto dove dormire e un'aria di festa che difficilmente gli “ultimi” avrebbero potuto respirare.
I NUOVI POVERI Ad essere cresciuti di numero non sono solo i pasti offerti dalle mense Caritas ma anche «i contatti e gli interventi della fondazione antiusura, il microcredito e le azioni del centro regionale di assistenza, che ha dato soccorso a 2.000 famiglie, circa 6 mila persone», sottolinea Lai. Questi dati sono inequivocabili: una parte del ceto medio non ce la fa più ad arrivare a fine mese. «In molti casi», spiega don Marco, «si tratta di famiglie che avevano due stipendi e che si sono impegnate con finanziarie. Poi uno dei due coniugi ha perso il lavoro ma i bollettini da 800 euro al mese son sempre da pagare». E quando gli euro per affitto e cibo non ci sono più, ci si rivolge alla Caritas.
I SEPARATI Una categoria a parte è formata dai genitori separati. «La separazione significa anche dividere il reddito, spesso in modo non equo». E a patirne di più sono i mariti. Infatti i padri devono dare casa e buona parte dello stipendio a mogli e figli «e si impoveriscono: magari vestono in giacca e cravatta ma dormono nell'auto. I più fortunati tornano a casa dei genitori o chiedono ospitalità ad amici». Tutto ciò per don Marco Lai si può riassumere con una parola: «degrado».
IL NATALE Oltre ai “nuovi poveri”, la Caritas presta soccorso ogni giorno a tanti senzatetto e agli immigrati. Per questi ultimi arrivati dalla Nigeria, il 24 è stato organizzato il “Natale nigeriano”. Nella casa dei padri giuseppini, a Fruttidoro, 35 persone provenienti dal paese africano hanno partecipato alla messa celebrata nella loro lingua, officiata da un prete nigeriano, padre Paul, arrivato appositamente da Roma, e al banchetto con cibo africano. «È la prima volta che lo facciamo, abbiamo cercato di andare incontro alle loro esigenze religiose e culinarie», spiega don Marco, «ma non c'è nulla di strano: il 45% dei nigeriani sono cristiani. Molti hanno risposto all'appello, non erano obbligati a venire». 1Il giorno seguente si è celebrato il tradizionale pranzo di Natale nei locali del centro Giovanni Paolo II, in viale Sant'Ignazio. Dove hanno partecipato 140 senzatetto. A loro, il 26 la Caritas ha donato tanti vestiti e scarpe.
VERSO CAPODANNO La solidarietà prosegue per Capodanno. Venerdì il località Su Loi a Fruttidoro, ci sarà un rito laico per tutti gli immigrati richiedenti asilo, circa 170 persone. «Una grande festa con un pranzo con pecora e agnello. Poi chi vorrà potrà andare a messa e dopo, per tutti, una serata musicale in cui si cercherà di coinvolgere i migranti con i loro canti. Una festa di fine anno resa possibile dal lavoro e dalla buona volontà di tanti operatori». Mentre il 31 ci sarà il tradizionale cenone nel centro di viale Sant'Ignazio. «Poi gli ospiti andranno a festeggiare per le strade della città. Come tutti».
Mario Gottardi