Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Caritas Il pranzo di Natale tra gli ultimi

Fonte: Sardegna Quotidiano
27 dicembre 2011

DISAGIO Centinaia di persone tra i tavoli dell’associazione anche nei giorni di festa. Don Marco Lai: poveri in aumento nSono aperti anche a Natale e Santo Stefano i cancelli della mensa Caritas in viale Fra Ignazio. Alle 12.20, come tutti i giorni. E il 25 e 26 sono state giornate speciali: i pranzi erano offerti dalla Saras e dagli chef del Corsaro e dello Spinnaker. Hanno partecipato in 250, segno che anche nei giorni di festa i poveri non mancano. Anna ha 60 anni ed è divorziata da sette. Fa parte della schiera dei 480 che ogni giorno trovano un pasto caldo alla mensa. Mangia in fretta e si tiene distante dai suoi compagni seduti allo stesso tavolo. Una volta terminato si avvia veloce verso l’uscita. Dice con voce bassa e composta, quasi bisbigliando: «Mi scusi ho una certa premura. La mia storia è semplice: il mio ex marito non mi paga gli alimenti e con la mia pensione da 460 euro non ce la faccio ad andare avanti». Anna fa parte dei nuovi poveri: quelli che dopo una vita di lavoro non ce la fanno a campare con pochi euro di pensione. O quelli come Marco, che di punto in bianco si trovano disoccupati senza futuro. Operaio emigrato in Emilia Romagna, poi un problema di salute e il lavoro che sparisce. Racconta: «Mi arrangio facendo l’ambulante, aiuto anche a scaricare al mercato, svegliandomi alle quattro del mattino. Fino a qualche tempo fa pensavo che questo mondo fosse lontanissimo. Poi qualcosa va storto e ti ci ritrovi dentro quasi per caso». Alla mensa della Caritas vengono serviti ogni giorno dai 170 ai 180 pranzi, l’anno scorso erano tra 110 e 120. Il volontario Tonino Liguori va e su e giù per la sala distribuendo vassoi ai tavoli. Spiega: «Questo è l’unico modo per accoglierli e farli stare bene. Abbiamo avuto anche dei pienoni, capita quando c’è un enorme flusso di extracomunitari appena sbarcati. In questi casi ci avvisa la questura». Ma nel periodo delle feste gli stranieri si contano sulla punta delle dita perché rientrano a casa. E allora si notano di più quelli che si vergognano della propria povertà e cercano l’anonimato più assoluto. Maurizio Campus, altro volontario: «Sono quelli più difficili da individuare. Ci ha impressionato l’aumento esponenziale degli ultimi anni. Oggi non c’è più bisogno di avere le scarpe bucate per non avere i soldi per mangiare ». Carmelo Meloni ha 83 anni, 500 euro di pensione, ha lavorato una vita al mattatoio: «Non ce la faccio», dice semplicemente. E poi c’è Antonio, 56 anni che ha fatto il cuoco per 26 anni: «Ho girato il mondo e poi sono tornato qui. Ho cercato di arrangiarmi+ facendo il falegname o l’artigiano ma niente da fare, non campo». Storie di ordinaria disperazione che vengono quantificate dai numeri. Don Marco Lai, presidente della Caritas: «Se prima arrivavamo a 300 pasti al giorno oggi siamo a 500, supereremo i 120 mila all’anno. La maggior parte sono italiani, almeno il 65%, in controtendenza con il resto dell’Italia». Francesca Ortalli