Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cagliari e Olbia, l’onda del centrosinistra segna un nuovo inizio

Fonte: La Nuova Sardegna
27 dicembre 2011






FELICE TESTA

e Luca Rojch
CAGLIARI. La rivoluzione gentile delle magliette rosse si compie lunedì 30 maggio 2011. Massimo Zedda, 35 anni (ricorda Tom Cruise, assicurano gli inviati delle grandi testate nazionali) trionfa al ballottaggio, col 59% dei voti, e lascia l’avversario Massimo Fantola, 62 anni (nessuna somiglianza rilevata), fermo al palo del 41%. Crolla la roccaforte cagliaritana del Centrodestra. Dopo diciannove anni un sindaco di sinistra varca la soglia del municipio di via Roma. Lo accompagnano i giovani con le t-shirt rosse, al grido di «Ora tocca a noi». Sono il motore di una vittoria storica: «Per noi hanno volato i fenicotteri, sa genti arrubia, come le nostre maglie - dirà il nuovo sindaco, paragonando il suo popolo di ragazze e ragazzi a uno dei simboli più amati dalla città, i padroni miti degli stagni cagliaritani. Con loro Renato Soru, mai così allegro, grande sostenitore e mentore di Massimo Zedda. Di colpo si è sgretolata la Cagliari clericale e reazionaria che ha governato per due decenni, la città delle lobby del cemento, il potere incrollabile dei baroni sanitari, l’ingombrante presenza della Curia. Il vescovo Giuseppe Mani ha lasciato «libertà di voto» al suo gregge e il volàno delle parrocchie non ha girato a sostegno del candidato delle grandi famiglie e degli ancor più grandi interessi. La destra cagliaritana si è sciolta come un gelato, sotto il sole di maggio, in una primavera rumorosa di giovani, sconfitta dal sorriso di un sindaco in jeans.
Aria nuova anche a Olbia. Il feudo berlusconiano, la Stalingrado azzurra, cade sotto la spinta della rivoluzione arancione. Il colore scelto dalla Coalizione civica che a maggio ha portato Gianni Giovannelli a battere il leader del Pdl gallurese Settimo Nizzi. Una vittoria simbolica che segna la sconfitta del centrodestra nella roccaforte delle libertà.
La Coalizione è anche il primo tentativo di governo trasversale che mette insieme Pd, Sel, Idv e terzo polo (Api, Fli e una parte dell’Udc). Giovannelli ha vinto col 52% dei voti, mentre l’avversario Nizzi si è fermato a 43. Un risultato record per il primocittadino che era stato disarcionato dalla sua stessa maggioranza di centrodestra. Ma intorno a Giovannelli si è costruita una nuova coalizione, un laboratorio politico che ha sbriciolato i numeri da elezione bulgara del centrodestra. Che ha mostrato le prime rughe del berlusconismo. Neanche la visita del Silvio nazionale nel suo feudo balneare a pochi giorni dal voto ha rovesciato le sorti delle elezioni. Al contrario, le comunali sono state l’anteprima della caduta, lo scricchiolio dei pilastri dell’impero che arriva dalla provincia. Nella vittoria di Giovannelli c’è non solo il disincanto di chi non ha più creduto nella politica come spot, come prodotto televisivo, c’è la fine del berlusconismo. In mezzo, la campagna elettorale aggressiva, quasi violenta, fatta di contrapposizioni personali, accuse al veleno. Ma è anche una vittoria forte che riporta il centrosinistra, dopo quasi un decennio di attesa, alla guida della città più azzurra d’Italia.