TEATRO. Si è chiusa la tournée sarda della pièce
Non era la prima volta che Paolo Magelli entrava nel “Giardino dei ciliegi” di Cechov. Il regista pratese vi aveva già messo piede in circostanze e tempi differenti: nel '94 a Zagabria, dove la messinscena fu allestita nel foyer del Teatro Gavella devastato dalle bombe, e quattro anni più tardi a Wuppertal, nel teatro-quartier generale di Pina Bausch. E visto che non c'è due senza tre, ha pensato recentemente di ritornare a fare visita a un classico della letteratura drammatica con cui si sono cimentati in tanti, tra cui Peter Brook, Charles Laughton, Jean Louis Barrault, Giorgio Strehler. Un classico proposto i giorni scorsi sul palco del Teatro Massimo di Cagliari per la stagione del Teatro di Sardegna, e poi al Verdi di Sassari dove ieri ha fatto tappa per l'ultima replica inserita nel circuito Cedac. In quest'ultimo ritorno di fiamma per il capolavoro cechoviano, il regista immagina una pièce dinamica, fisica, nuda. Nuda è la scenografia pensata da Lorenzo Banci, con lo spettatore messo di fronte a un palcoscenico privo di quinte. Nuda è Valentina Banci, naturalmente bella anche con gli abiti di scena, nel ruolo di Ljuba, che nel finale si leva il cappotto trasformato in un'arma con cui percuotere selvaggiamente il mercante Lopachin (ben interpretato da Luigi Tontoranelli), diventato il nuovo proprietario del Giardino, acquistato all'asta per 90 mila rubli. E nuda, nel senso di debole, è anche la prova recitativa di alcuni protagonisti.
Sul versante del movimento, metafora del cambiamento, degli eventi che si susseguono, della vita che irrimediabilmente scorre, della fugacità di un'esistenza attesa dalla morte (il vecchio servitore Firs, l'unico, a non aver ancora lasciato la casa e la proprietà, si abbandona per terra al suo destino), Magelli prevede continui spostamenti. Gli attori, in parte provenienti dal Teatro Stabile di Sardegna e in parte del Metastasio di Prato, corrono in lungo e in largo, salgono per le scale di servizio, si attraggono e si respingono, si esibiscono in spaccate, contorsioni e piccoli giochi di prestigio, cantano, suonano, entrano ed escono da uno spazio scenico svuotato di ogni solennità, arrivando, una volta spalancata la porta in fondo al palcoscenico, alla strada che a sua volta diventa teatro.
Nelle idee del regista si scorgono rimandi a Nekrosius e a Mejerchol'd, che camminano di pari passo con l'ironia comica e dolorosa del drammaturgo russo e col desiderio di sottrarre la recitazione a disegni e schemi consolidati. A gennaio il “Giardino dei ciliegi” proposto dalle due compagnie partirà per un tour nazionale che toccherà numerose città, tra cui Venezia, Bologna e Udine.
La programmazione del Massimo prosegue oggi con la “Festa del libro di Natale”. Due gli appuntamenti: alle 18 al Minimax “Il canto dell'isola bambina”, portato in scena dal Teatro di Sardegna (Maria Grazia Bodio, Isella Orchis, Francesco Atzeni, Marco Spiga), con la regia di Rosalba Ziccheddu, e un'ora dopo la festa “Regala un libro”, nel corso della quale verranno donati libri alla comunità La Collina di don Ettore Cannavera e all'Istituto penale minorile di Quartucciu.
Carlo Argiolas