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L’ESTREMISTA IMPAZZITO Due vittime e tre feriti nei mercatini di Firenze.
RAZZISMO Trecento in piazza dopo la strage di Firenze «Non vogliamo rubare il lavoro ma abbiamo paura anche qui»
Centinaia di senegalesi in marcia in città per dire no al razzismo. Lo hanno scritto su lenzuola e striscioni improvvisati. Il messaggio però è chiaro e forte: «Basta discriminazione razziale». Circa trecento africani ieri pomeriggio hanno partecipato alla manifestazione organizzata dalla comunità senegalese di Cagliari per ricordare la strage di Firenze, nella quale la settimana scorsa un estremista di destra ha spratao contro gli ambulanti uccidendone due, per poi togliersi la vita. Sono partiti da piazza del Carmine e hanno attraversato via Roma, il Largo Carlo Felice, via Manno, via e piazza Garibaldi. Senegalesi e no, tra un misto di sentimenti: dolore, rabbia e paura. «Non è tollerabile», ha detto Gadiaga Ahmadou, “i fatti di Firenze si commentano da soli, il pericolo è ovunque, anche se i cagliaritani non sono razzisti, poteva succedere anche qua a Cagliari». Tanti volti neri, soprattutto giovanissimi, pronti al sorriso e a raccontarsi. Nessuno di loro chiede aiuto, ma un dialogo con le autorità. «Vorrei chiedere una collaborazione con le istituzioni, siamo pronti a sederci a un tavolo e a discutere. Ma prima dobbiamo smetterla di fare le vittime, dobbiamo imparare a difenderci da soli», ha spiegato Ahmadou. «Hanno colpitopiù deboli, dobbiamo urlare la rabbia contro il razzismo», ha aggiunto Babar Gueye, «qua i razzisti ci sono, ma in percentuale minore rispetto al resto d'Italia». Molti di loro non hanno paura, o non lo vogliono ammettere, altri invece, come Dame Diao, dicono: «La paura c'è anche qui per quello che è successo a Firenze». «Tutti abbiamo il sangue rosso, mai più subire la repressione in silenzio, mai più», si legge in uno striscione tenuto da due giovani ragazzi. «Queste manifestazioni servono per far capire alle persone ignoranti che gli immigrati sono una risorsa per il Paese », dice Samba Loum, «io vivo qua dal 1990, abitavo davanti alla casa di una signora che ogni volta che mi vedeva, si faceva il segno della croce. La situazione ora è peggiorata, da quando a Firenze quell'uomo ha ucciso due miei connazionali, io non vado più al mercatino a trovare i miei amici, ho paura che possa accadere anche qua, la crisi c'è e si sente, molti pensano che noi rubiamo i posti di lavoro ai sardi». Baye Fall, spiega le difficoltà con cui si deve scontrare un senegalese: «Io ho il diabete, secondo la legge, dovrei avere il permesso di soggiorno per cure mediche, e invece la questura non me l'ha dato, come non l'ha dato alla maggior parte di noi, che abbiamo già versato i soldi per averlo. Poi, quando riusciamo a trovare qualcuno disposto ad affittarci una casa, il prezzo d'affitto è sempre molto alto, è per questo che viviamo in tanti in un appartamento, per dividerci le spese».
Monica Magro