TRIBUNALE
Il cantiere per i palazzi in viale Sant'Avendrace usava le camere sepolcrali di Tuvixeddu come depositi di materiali edili. È questo lo scenario descritto da Elio Grazillo, direttore regionale dei beni culturali fino al 2010, chiamato come testimone al processo che vede alla sbarra l'ex sovrintendente Vincenzo Santoni (avvocato Pierluigi Concas) e l'archeologa Donatella Salvi che nel 2004 diedero il via libera alla realizzazione degli immobili che avrebbero compromesso la luce, la prospettiva e il decoro dei beni archeologici. Un'approvazione che consentì al costruttore Raimondo Cocco (avvocato Benedetto Ballero) anche lui imputato con il direttore dei lavori Fabio Angius, di aprire un cantiere in un'area sottoposta a vincolo. Una situazione per Garzillo “anomala” che decise di fotografare e denunciare. Il processo riprenderà il 16 aprile davanti alla prima sezione penale chiamata a stabilire se furono commessi abusi sul colle sede della più importante necropoli punica del Mediterraneo. A processo anche il responsabile del procedimento per il Comune Paolo Zoccheddu (avvocati Mariano e Massimo Delogu) e il direttore dei lavori Gian Carlo Manis (avvocato Massimiliano Ravenna), indagati in concorso con Santoni e Salvi per aver permesso la costruzione delle fioriere in pietra.
M.B.