Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Un palazzo di sei piani tra le sepolture»

Fonte: La Nuova Sardegna
20 dicembre 2011

L’ex dirigente dei Beni culturali ha ricostruito in tribunale la vicenda del cantiere bloccato a Sant’Avendrace ai piedi di Tuvixeddu

L’intervento venne autorizzato prima che l’impresa acquistasse l’area dal Comune



Nessun nullaosta dalla sovrintendenza: «Solo termini scaduti»

CAGLIARI. La Sovrintendenza aveva autorizzato la ditta Muscas a costruire un palazzo di sei piani nell’area di Sant’Avendrace, ai piedi di Tuvixeddu e a due passi dalle tombe puniche, prima ancora che l’area passasse dalla proprietà comunale all’impresa privata. Un caso unico di preveggenza edificatoria. Quell’edificio sarà poi parzialmente realizzato in base a un indice di cubatura altissimo («da edilizia intensiva») a cura delll’impresa Raimondo Cocco. A bloccarlo con una serie di iniziative ufficiali sarà infine il direttore regionale dei beni culturali Elio Garzillo, che ieri ha ricostruito la vicenda in tribunale rispondendo nelle vesti di testimone alle domande del pm Daniele Caria.
Garzillo ha consegnato al presidente Mauro Grandesso una serie di fotografie: «Le ho scattate il giorno in cui mi sono accorto con preoccupazione di quello che stava accadendo in viale Sant’Avendrace» ha spiegato l’ex dirigente ministeriale, oggi componente del direttivo nazionale di Italia Nostra. Le immagini documentano che «alcune tombe venivano usate come deposito di materiali da costruzione» e le condizioni del cantiere «sporco e decisamente a rischio in un sito dove la salvaguardia doveva essere rigorosa». Eppure, in apparenza, era tutto in regola: «C’era la concessione edilizia - ha confermato Garzillo - mentre l’autorizzazione paesaggistica era in regola solo perchè la sovrintendenza architettonica aveva fatto scadere i termini». «Molto generiche» le prescrizioni a tutela del sito archeologico, al punto che la ditta Cocco si preparava a realizzare sino in fondo un condominio «con parcheggio e porticato, sei piani fuori terra» a ridosso dell’area sepolcrale senza andare troppo per il sottile. Garzillo ha insistito, rispondendo alle domande dei difensori, sull’anomalia originaria: «Una trattativa durata sette anni fra la ditta Muscas e il comune per costruire un palazzo, poi arriva la concessione e il Comune vende l’area edificabile proprio all’impresa che aveva chiesto l’autorizzazione a costruire. Una cosa del genere non l’avevo mai vista».
Il dibattimento andrà avanti il 16 aprile con l’esame di altri testimoni. Sul banco degli imputati ci sono l’ex sovrintendente archeologico Vincenzo Santoni, il dirigente comunale Paolo Zoccheddu, il funzionario comunale Giancarlo Manis, l’archeologa ministeriale Donatella Salvi, l’amministratore della Cocco Costruzioni Raimondo Cocco e il direttore dei lavori Fabio Angius.

(m.l)