Massidda abbandona Roma e rivela: Deiana mi ha detto di non aver scritto nessuna lettera
«Potevo restare senatore, ma scelgo di portare lavoro qui»
CAGLIARI. Mai avuto dubbi di voler scegliere l’autorità portuale anziché il Senato, anche se dopo 17 anni aveva una ragion d’essere la commozione manifestata ieri coi giornalisti al forum sul turismo. Niente rancori verso l’amico-rivale Massimo Deiana il cui nome compare a firma di una lettera inviata al Senato sull’incompatibilità tra presidenza del porto e carica di senatore.
«Deiana mi ha detto di non aver mai inviato una lettera del genere e io gli voglio credere», ha commentato Massidda ieri. «Forse è stato un caso di fuoco amico...» ha lasciato cadere lì il senatore quasi ex cui, certo, non sfugge l’importanza di sedersi su una poltrona che conta seppure nella seconda tornata della legislatura. Ma non se n’è andato, ha spiegato ieri alla Fiera, perché qualcuno ha sollevato l’incompatibilità oppure perché la commissione del Senato martedì scorso gli ha dato dieci giorni per decidere: la procedura dell’addio l’aveva già innescata lui quando era stato nominato presidente dell’authority. Quindi l’invito della commissione arriva atteso e, anzi, il presidente dell’authority ci ha tenuto a sottolineare di aver scartato la possibilità di fare il furbo: l’11 gennaio il Tar deciderà della sospensiva della sua nomina richiesta da Deiana e Massidda avrebbe potuto dire in Senato che intendeva presentare una memoria in attesa del provvedimento del Tar. Ma con un po’ di enfasi giustificata dall’emozione, Massidda ieri ha dichiarato di aver scelto il porto perché, come poi «in questi mesi ho dimostrato», 17 anni di Senato gli hanno tessuto attorno relazioni internazionali ora utili e spendibili. Da Montevideo al lontano Oriente, Massidda racconta di avere sul tavolo un’agenda ricca di incontri perché il porto «deve dare lavoro, lavoro, lavoro». «La scelta è fatta, con questa conferenza stampa - ha detto - mi sto tagliando i ponti alle spalle, mercoledì prossimo quando andrò al Senato a parlare confermerò tutto». Ma non è detto che il caso politico «Massidda all’authority» finisca col gran gesto delle dimissioni, la decisione del Tar è attesa da una platea piuttosto vasta, composta dai senatori della Repubblica, decisi a capire se può passare la tesi secondo la quale un parlamentare durante la sua attività non metta assieme una competenza di gran livello nelle materie di cui si occupa quando riveste il ruolo di legislatore. E’ noto infatti che Deiana, nel ricorso, abbia sottolineato la necessità di nominare all’authority un presidente scelto fra figure di conclamata competenza professionale mentre un senatore «entrato in commissione trasporti solo pochi mesi fa», non per questo si è formato la competenza richiesta dalla legge istitutiva dell’autorità portuale. Tornando al porto, ieri Massidda ha snocciolato una quantità di ipotesi di lavoro per fronteggiare la crisi delle crociere, l’effetto delle tasse sugli yacht che arrivano giusto quando a Cagliari si sta mandando avanti l’appalto per costruire cantieri grandi abbastanza per le imbarcazioni d’altura, appalto che ha già richiamato l’attenzione di società e proprietari di «barche», pronti a venire a Cagliari «domani», diceva Massidda. Lunedì il comitato portuale si riunirà in modo simbolico al molo Ichnusa, il cui terminal si prevede di mettere a disposizione dei grandi yacht «perché il fondo dell’Ichnusa non si può scavare oltre i 10 metri altrimenti si lesiona il molo», diceva Massidda, e quindi lunedì in comitato portuale porterà la costruzione del terminal provvisorio che «dovrà essere gestito da una società mista in cui ci siano anche i sardi per evitare che i grandi operatori si aggiudichino le gare per tenere le stazioni chiuse e quindi proteggere i loro interessi altrove. Non ci cascheremo. Ci sono già lettere d’interesse e si sta stipulando il patto con l’aeroporto per il trasferimento dei bagagli». Poi: ci sono porti sud americani che guardano a Cagliari come allo scalo da dove partire per l’Africa e «questo è un’opportunità per Free Zone, con le lavorazioni estero su estero». Autocarri e merci rinfuse stanno per essere trasferite al porto canale così da sgombrare il Rinascita. Infine: mercoledì prossimo cena col ministro Passera per portargli quel che dicono gli operatori, cioè che se il 25 per cento degli yacht abbandona l’Italia la tassa sarà nulla e che in Sardegna quella tassa porterà via il 100 per cento dei natanti.
(a.s)