L’INTESA Una triade di direttori al comando dell’idromostro entro un mese un supermanager da Milano ma salvare l’Ente sarà un’impresa: non possiamo pagare neppure la bolletta Enel nPer il Titanic-Abbanoa l’iceberg si avvicina e i tempi della politica potrebbero rivelarsi troppo lunghi per evitare la collisione. L’assemblea dei soci del gestore dell’acqua in Sardegna ieri ha tirato un sospiro di sollievo per la decisione della Regione, politicamente concordata, di avviare un percorso di riforma condiviso, passando attraverso una rapida gestione tecnicocratica e quindi ad una realmente tecnica. Ma per Abbanoa la situazione non è cambiata e, con il rinvio della ricapitalizzazione al 31 marzo, proposta dall’assessore ai Lavori Pubblici, Angela Nonnis, e approvata dalla grande maggioranza dei sindaci presenti all’assemblea, rischia di precipitare. Con il risultato che il “mago delle acque”che potrebbe arrivare entro i primi mesi del prossimo anno, rischia di trovarsi al capezzale di un morto, non più di un malato grave. Lo ha sommessamente fatto presente il presidente del Consiglio di amministrazione dimissionario, Pietro Cadau, lo ha confermato con altrettanta gravità il presidente del Collegio sindacale di Abbanoa, Pietro Oggianu. Che ha fatto presente ai sindaci quanto sia già fortemente critica la situazione dei conti del gestore dell’acqua e che rinviare l’arrivo di risorse vitali per la società - peraltro, ha sottolineato, “basandosi su condizioni non certe ”, come per esempio l’approvazione per tempo della manovra finanziaria – potrebbe essere il colpo di grazia. Cadau ha citato come esempio la forte esposizione con l’Enel, che da un giorno all’altro può interrompere l’eroga - zione di energia elettrica agli impianti idrici. Un disastro, insomma. Certificato dai dati del bilancio straordinario che ieri ha avuto il via libera. «È evidente, scrivono gli amministratori nella relazione consegnata ai soci, il grave rischio di default finanziario che consegue alla mancata realizzazione degli interventi strutturali necessari sin dal primo anno di costituzione del gestore ed ora assolutamente indispensabili». Pur in un contesto regionale, nazionale ed internazionale di grave stretta finanziaria, si legge ancora nella relazione, gli incassi di Abbanoa sono cresciuti ancora nel 2011. «Il miglioramento del processo commerciale è ostacolato del livello qualitativo delle basi dati clienti disponibili ». Che tradotto significa che ancora troppi sfuggono al pagamento, non risultando clienti e fruitori dell'acqua. Di chi è la colpa? Gli amministratori parlano di dati non trasmessi dai comuni o trasmessi parzialmente o con errori. Il gestore ha intensificato i controlli e la certificazione, ma a rilento «per l'esiguità delle risorse finanziarie disponibili». In grandi centri come Quartu, Carbonia e Iglesias, per esempio, «si sta procedendo con il censimento di tutte le utenze». Quanto agli incassi da recupero crediti (normalmente affidato a Equitalia) sono più che raddoppiati. Nel 2011 risultano da recuperare quasi 167 milioni di euro, a fine novembre sono entrati in cassa oltre 42 milioni, quasi il doppio di quanto recuperato in tutto il 2010. Costi contenuti e crescita dei ricavi per l’adeguamento della tariffa ai costi operativi realmente sostenuti: per gli amministratori uscenti, con questi due elementi si è registrato un trend positivo nell’ultimo anno. Dall'incremento ulteriore del costo dell’acqua già previsto dal piano economico adottato dall’Ato (che impone ad Abbanoa le tariffe a metro cubo), ci si attende «il raggiungimento nel breve periodo di risultati positivi di esercizio ». Maggiori entrate, quindi, che però non bastano, perché, affermano i consiglieri di amministrazione, «c’è la necessità di riequilibrare le fonti di quanfinanziamento della società, attualmente troppo sbilanciate nell'indebitamento verso terzi». Quanto Abbanoa deve a banche e fornitori vale quanto tre volte il capitale sociale, perciò «per assicurare la continuità aziendale» occorre un ingresso di nuovi capitali. Quelli che ieri la Regione ha rimandato a fine marzo. La perdita di esercizio a fine settembre 2011 risulta di oltre otto milioni, poco più di un milione in meno rispetto al 2010, e i ricavi sono aumentati (da 135 a 139 milioni). È cresciuta però anche la spesa per il personale, passata da quasi 42 milioni di euro a poco più di 43 milioni, anche per le nuove assunzioni a tempo determinato e gli aumenti previsti dal contratto nazionale. Sul fronte dei debiti, quelli verso le banche hanno superato il milione e mezzo di euro: da oltre due anni, spiegano i consiglieri di amministrazione uscenti, gli istituti di credito non hanno più concesso nuovi prestiti ad Abbanoa, condizionandoli alla revisione delle tariffe del Piano d'ambito, a garanzie da parte delle istituzioni, alla capitalizzazione. Francesca Zoccheddu
I LAVORATORI «Si continua a perdere tempo» n Il nuovo consiglio d’amministra - zione scontenta i dipendenti di Abbanoa: «È un altro mese perso - dicono - l’azienda è stata completamente commissariata dalla politica». Ieri mattina mentre l’assemblea dei soci eleggeva il cda, hanno tentato l’invasione della sala: alla fine è stata ammessa solo una delegazione sindacale. Il futuro del gestore unico del servizio idrico preoccupa particolarmente i precari. Vita Martino, entrata nel 2009 con un contratto di sei mesi, spiega: «A giugno del 2012 scadrà l’ennesimo rinnovo e vista la situazione ho paura che la ristrutturazione cominci da noi». Intanto la maggior parte di loro lavora in settori strategici: Vita sta nel reparto delle fatturazioni, sono in diciassette, 14 i precari. «Questa situazione ci rende ricattabili perché non abbiamo un vero e proprio inquadramento professionale - continua - ci danno un obiettivo che dobbiamo raggiungere e le ferie vengono barattate con il pagamento degli straordinari». Tra i manifestanti c’erano anche i lavoratori della Opere Pubbliche, ditta appaltatrice di Abbanoa: sono un’ottantina e da tre mesi non ricevano lo stipendio. Giovanni Congiu, operaio: «Il distretto del Sulcis al momento è scoperto: non facciamo più manutenzione. Siamo stati sostituiti da dipendenti di Abbanoa che però controllano solo l’impianto » . Aggiunge il suo collega Walter Uccheddu: «Nel contratto c’è scritto che se Opere Pubbliche non paga i dipendenti l’appalto potrebbe essere revocato. E spetterebbe all’azienda madre saldare gli arretrati». Non va meglio per quelli assunti a tempo indeterminato. Enrico Corrias spiega: «I nostri mezzi sono a dir poco insufficienti: mancano le risorse. Per esempio siamo solo in tre a dover gestire l’assi - stenza per tutta la Sardegna. E il personale che lavora è sotto inquadrato». Francesca Ortalli