I partiti trovano l’accordo trasversale, la Regione e i Comuni il compromesso sull’Ato
Impegno formale della Giunta: entro la fine di marzo il salvataggio, la capitalizzazione e 150 milioni in tre anni
UMBERTO AIME
CAGLIARI. Abbanoa da ieri ha un consiglio di amministrazione, tecnico e a tempo. È stato eletto all’unanimità. I partiti hanno trovato un accordo oltre gli steccati, parole dell’assessore Angela Nonnis, ma secondo il loro solito tornaconto. Nel 2012 il gestore unico dell’acqua sarà salvato dalla Regione con diversi milioni. Poi la Giunta dovrà ingaggiare un manager esterno, santo e miracoloso.
Quant’è stato diseducativo assistere all’ultimo atto di Abbanoa Spa gestione Cadau. Il presidente - che di nome fa Pietro - un mese fa si era dimesso dopo essere stato affettato in piazza da amici, nemici, parenti e conoscenti. Liberata la poltrona, era quello che volevano, ecco il cambio di veste degli stessi attori. Ieri in processione, nessuno escluso, lo hanno ringraziato per il «lavoro svolto» dal 2009 a oggi. L’Abbanoa di oggi è questa, una messinscena, perché nel giorno dell’assemblea, convocata per l’elezione del consiglio d’amministrazione, i compiti a soci grandi e piccoli erano stati assegnati altrove e loro in sala si sono presentati col fogliettino delle istruzioni precompilato. Scritto e deciso a Villa Devoto, ufficio di rappresentanza della Regione, e nelle sedi di qualunque partito compreso fra centrosinistra, centro e centrodestra. È non è la stagione del grande abbraccio? Lo è e siccome gli sposalizi si fanno anche in periferia, tutto è stato apparecchiato, con piatti e forchette trasversali. Da Cappellacci, che avrebbe incontrato in segreto o quasi il segretario del Pd Silvio Lai, da Giorgio Oppi dell’Udc nel ruolo di tessitore e presente al voto grazie alla delega del controllato sindaco d’Iglesias, da Giampaolo Diana, capogruppo del Pd, comparso ieri sul più bello. Questa è Abbanoa, luogo in cui il potere si sente in dovere di mettere comunque e sempre cappello, anche se la Spa in house dovrebbe gestire un servizio pubblico libero, essenziale ed indipendente: l’acqua. L’ultim’ora della spartizione fa sapere che il prossimo amministratore unico, non ci sarà più un Cda, sarà ad appannaggio del centrodestra, tutt’al più del centro, anche se fra qualche mese verrà presentato come «un manager di alto livello ingaggiato nella penisola, perché è solo sulla terra ferma che si trovano quelli bravi e laici», quel giorno dirà qualcuno per darsi un tono. Detto di Abbanoa, il resto dell’assegnazione porterà gli uomini del centrosinistra - il prescelto dovrebbe essere un sindaco, come vuole l’Associazione dei comuni - alla guida dell’Autorità d’ambito, l’organo politico in testa alla piramide e che pubblica il piano tariffe. Tra l’altro anche questo ente, come Abbanoa, è destinato a essere rivoluzionato all’inizio dell’anno prossimo. Nell’attesa che tutto vada a Dama, i partiti si sono inventati un Cda di garanzia e traghettamento. A governare il passaggio saranno tre funzionari della Regione (Gabriella Massidda, direttore generale della presidenza della Giunta, eletta presidente, Maurizio Cittadini, direttore del Servizio idrografico e Antonio Conti, direttore dell’assessorato ai Lavori pubblici) che non potranno toccar palla fino a quando non comincerà il countdown della fase due, la spartizione delle acque. Questa è cronaca, la verità è un’altra. Se Abbanoa non si libererà in fretta dalla morsa politica, rimarrà per sempre un morto che cammina. Destinato ad accumulare debiti (ha un passivo di 337 milioni, più altri 8,5 nel 2010 e 4 nel primo semestre 2011), ad aver difficoltà nel pagare stipendi e fatture, incapace d’incassare crediti (166 milioni, di cui 20 pretesi alle amministrazioni pubbliche, sono i peggiori pagatori) e dunque una Spa lontana anni luce dall’efficienza. Certo, adesso qualcosa dovrebbe cambiare, visto che sulla barca sono saliti dal primo all’ultimo. In questo nuovo clima, la Regione ha giurato che entro marzo metterà 50 milioni dentro Abbanoa poi altri 100 in due anni per la prima capitalizzazione, finora negata, e sedare le banche. A seguire i sindaci, compresi quelli del centrosinistra, che hanno promesso pace e lealtà, purché «l’assessore mantenga la parola data». Evviva l’unanimità, salutata con entusiasmo, soltanto il sindaco di Quartu Mauro Contini del Pdl non l’ha capito e per questo è stato silurato. Chi è rimasto com’era, triste, è stato il presidente del collegio sindacale, perché “ricordo a tutti che in cassa non ci sono più soldi”. Ma i partiti non hanno fretta, la divisione è fatta, il resto è roba per comuni mortali. Che si chiamano cittadini.
LA PROTESTA
I dipendenti: in rivolta: «Tutti a rischio»
CAGLIARI. Il corpo a corpo è stato sfiorato. Dopo le minacce di spintoni, è intervenuta la polizia per evitare che cento lavoratori di Abbanoa (a tempo indeterminato, precari e operai delle ditte esterne) facessero irruzione nel salone dov’era in corso l’assemblea straordinaria. Tutti imbufaliti da giorni per non aver ricevuto ancora la tredicesima o addirittura gli stipendi da tre mesi, ma soprattutto preoccupati per il futuro: «Siamo in duemila a rischio licenziamento». Alla fine una delegazione è stata ammessa e gli animi si sono rasserenati. Quelli della Cgil e della Uil, con i segretari Giacomo Migheli e Mario Cro, prima degli altri: «Volevano - hanno detto - un Cda in grado di gestire almeno l’ordinaria amministrazione e l’abbiamo ottenuto». Meno soddisfatta la Uil, con Giampaolo Murgia: «Meglio di nulla, anche se avremo a che fare con burocrati». In attesa del manager.