Rivivono dopo 50 anni i preziosi reperti del noto archeologo. La famiglia ieri all’inaugurazione: «Amava portarci a Saccargia» Prima incarcerato poi ammazzato per difendere il patrimonio storico e architettonico della Sardegna».Hagli occhi lucidi Luisa Cao, nipote dello storico e archeologo Piero Cao. «Finalmente Cagliari gli rende giustizia», afferma, mentre assiste all'inaugurazione della mostra “Fondo Piero Cao,unavita raccontatadadocumenti e reperti”. Ci sono voluti cinquanta anni ma ora i suoi vasi, ceramiche, la navicella nuragica, oggetti in pietra, fibule etrusche, statuine in terracotta, bronzi, monete e preziosi documenti sono esposti alla Mediateca delMediterraneo. La mostra, che vanta reperti archeologici e documenti dell'archivio privato dello storico e archeologo cagliaritano vissuto nella prima metà del '900, resterà aperta fino al 15 gennaio. Erastato lui stesso, poco prima della tragica morte - un suo aiutante lo aveva accoltellato e gettato dentro un pozzo a Paulis - a donarla al Comune. Il materiale vede la luce per la prima volta, grazie alComune di Cagliari, alla Soprintendenza ai Beni Archeologici e alla società Hermaea. Si tratta di una collezione molto ricca checomprende oltre un centinaio di pezzi tutti catalogati da Cao con dovizia di particolari, fotografati e divisi in sezioni, dalla epigrafia alla numismatica. La maggior parte dei reperti, di diverse epoche e culture, proviene da Etruria e alto Lazio,manumerose sono le testimonianze del passato di Sardegna, Egitto, Libano, Venezuela.Aspiccare tra i tanti oggetti ritrovati sono soprattutto gli interventi di scavo e restauro della chiesa di Paulis a Ittiri, dove Cao riportò alla luce numerose iscrizioni. «È un pezzo di memoria recuperata e finalmente strappata all'oblio», ha sottolineato Dolores Melis, direttrice dell' Archivio Storico Biblioteche comunali di Cagliari. Il Soprintendente Marco Minoia haevidenziato la valenza internazionale di questa collezione e ha lodato la testina in pietra di provenienza etrusca. «Un pezzo di straordinaria levatura artistica e interesse culturale e scientifico»,hacommentato. In prima fila, davvero commossi davanti a tanti amici e parole d’affetto, i familiari di Piero Cao, nipoti, pronipoti e perfino un trinipote, Francesco, di appena tre mesi e mezzo. «Ha dato la sua vita e messo la sua conoscenza al servizio dell'arte e della storia, anchemettendomanoal portafoglio - ha detto con un pizzico di orgoglio Luisa Cao - Quello che per gli altri erano semplici pietre, per lui erano pezzi preziosi per ricomporre il patrimoniodella nostra Isola, costituivano il fondamento per ricostruire anche solo idealmente chiese antiche e medievali ». Aggiunge Alessandra Cao, un'altra nipote: «Aveva a cuore in particolare la basilica di Saccargia - racconta - dove ci portava spesso in gita, perché sosteneva 'non si può non conoscere e ammirare questo gioiello di architettura. Lui stesso aveva dato il suo contributo ai lavori di restauro».