EXMA’
IL PROGETTO Un evento dove installazioni, esposizioni, danza e teatro si fondono in performance uniche
Stanze ” d’arte e teatro. Arte totalizzante, che vuole coniugare pittura, danza, musica, fotografia, video. Un dialogo fra linguaggi diversi ma contigui. Teatro, perché “Quinte mobili” è titolo della dodicesima edizione di “Stanze ”, progetto di Wanda Nazzari, direttore artistico del centro culturale Man Ray di Cagliari. La vocazione alla teatralità dell’arte, il rapporto fra arti visive e spettacolo. In otto sono stati chiamati ad interpretare il tema, otto “stanze ” espositive in mostra all’Exma’ fino al prossimo 8 gennaio (tutti i giorni, escluso il lunedì, 9 - 13; 16 - 20). Curatrice dell’esposizione Mariolina Cosseddu, critico d’arte: «La mostra intende offrire uno spazio ampio e diversamente interpretabile agli artisti invitati. L’arte figurativa non può essere solo sfondo scenografico ma componente fondamentale dell’azione scenica, protagonista di un evento coinvolgente e dinamico». Al centro della Sala delle Volte “Petra”, della Nazzari. Già nel 2007 l’artista cagliaritana aveva intrapreso una ricerca sulla città con “Città mute”. Per “Stanze ” al - tre cinque città, assemblate, luoghi ideali, città fantastiche, che fuoriescono astratte, sbalzate, dalla carta, scavata, cesellata. Costruzioni materiche appuntite, quasi gotiche. Impreziosite, durante il vernissage di sabato, da una performance con le coreografie di Luigia Frattaroli e le musiche da “Qua - dri da un'esposizione” di Mussorgsky. Il bianco e la grazia delle ballerine classiche a sposarsi con il candore delle opere dell’artista. “L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose”: così Italo Calvino descriveva una delle tante città invisibili di cui i lavori di Nazzari appaiono la logica rappresentazione. Dietro “Pe - tra”, quasi protetta, una delle macchine di Raffaello Ugo, realizzata con materiali poveri e oggetti inutilizzati. “Al - trove ” il titolo evocativo, congegno perfetto, un percorso ciclico che fa dell’acqua il suo motore. Opera aerea, a rappresentare il ciclo biologico della vita, l’acqua la sua fonte. Scultura “mobile e sonora”, che richiede silenzio a chi osserva. Igino Panzino, sassarese, si è voluto divertire con “La commedia dell’arte ”. Si tratta dei suoi ultimi lavori, di piccole dimensioni, una sequenza che gioca con la tridimensionalità della forma e col disegno acquerellato delle maschere della commedia dell’arte. Una riflessione, giocosa, sulla teatralità dell’arte. “Quinte mobili”. E’ il ciclo di fotografie di Stefano Grassi. Dalla danza, corpi in movimento, fluttuanti, sfuggenti, in scia sul bianco e nero. Grassi è autore anche di un video, omaggio a Gaetano Brundu (ai cui pensieri presta voce Fausto Siddi), considerato uno dei maggiori artisti isolani viventi. “Quinte mobili” an - appuntamenti che le incisioni di Gianni Atzeni, cagliaritano, che lavora con rafia, ritagli di giornali, forme a metà strada tra la figurazione e l’astrazione. Ancora fotografia, “In Requiem”, di Fabiola Ledda, sarda nata in Germania, che lavora con il proprio corpo, esempio di body art. “Rami”, una donna giace coperta da un telo di plastica trasparente e sopra un ramo. “Bende”, sofferenza, costrizione. Teatralità, dunque. “Stan - ze ”, di Pastorello, sassarese, immagini con supporto fotografico e intervento pittorico, Cielo, missili, scie luminose. E del designer oristanese Gianfranco Setzu, oristanese. Grafica, street art, le gocce come simbolo, metafora di moltitudine, “quinta mobile”.
Massimiliano Messina