Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Signal”, sperimentando emozioni

Fonte: L'Unione Sarda
12 dicembre 2011

Il festival al Ghetto di Cagliari: materiali rimodellati, libertà compositiva, sonorità evocative


Da anni il festival Signal rappresenta in Sardegna la frontiera avanzata della musica elettronica. Una sorta di scatola magica dove capita di trovare un po' di tutto: visual art, sperimentazione audio-visive, danza, installazioni, computer che, debitamente programmati, trasformano suoni e segnali in ampiezza, direzionalità spaziale, altezza, durata, dinamica, volume. La rassegna ideata da TiConZero (pensata quest'anno da Alessandro Olla e Simon Balestrazzi, noti da tempo ai cultori del genere), in corso d'opera al Ghetto degli Ebrei di Cagliari, ha offerto l'altra sera due intriganti prove soliste: quella di Paolo Bandera e dell'inglese Philip Jack. Con un armamentario tecnologico composto da campionatori, sintetizzatori, kaospad e pedali, Bandera si è incamminato in territori industrial-noise colorati da astrazioni grafiche che scorrevano su uno schermo (belle nella grammatica delle immagini e nelle tecniche di montaggio), mentre Jack, interessato da sempre alla rottura degli argini consueti del suono del vinile, ha consegnato un set dalle potenti e seducenti multistratificazioni, attraversato da rimandi e citazioni (la melodia portante del tema "L'amore è una cosa meravigliosa" veniva scomposta ma ad ogni modo resa costantemente riconoscibile), materiali che vengono rimodellati, suoni saturi, beat che tracimano. E tutto questo, con una consolle fai-da-te che comprendeva un delay, due piccoli giradischi, un mixer, distorsori, un campionatore e lettori di mini disc. A catturare l'attenzione del numeroso pubblico presente la sera prima (quella di mercoledì), era stato il Cut-Up Project che schierava Simona Bandino alla voce, Sebastiano Meloni al pianoforte, Massimo Tore al contrabbasso e Roberto Pellegrini alle percussioni e vibrafono. In un viaggio privo di mappe e tracce compositive, animato da improvvisazione e libertà strutturale, fitti scambi e fughe solistiche, atmosfere intime e incursioni free, disegni dinamici e spigolosi, ripetuti inviti a osare con una musica inventata all'istante ma proiettata verso un'integrazione profonda, il quartetto ha consegnato una buona prova ricca di atmosfere differenti e di un comune sentire. Una prova a cui la platea ha tributato caldi applausi, che non sono mancati neanche per il successivo progetto "Nobody in k space", proposto in tre tappe dal gruppo del polistrumentista Matteo Muntoni, ispirato alla celebre pellicola di Kubrick, "2001: Odissea nello spazio", e caratterizzato da un mix di sonorità evocative, sperimentazione, immagini, voli senza rete. La sesta edizione di Signal si è chiusa ieri con successo con "Trees Of Mint" del chitarrista Francesco Serra e la produzione "Luminance Ratio" firmata da Gianmaria Aprile, chitarra e sitar, Luca Mauri, chitarra, Andrea Ferraris, laptop e basso, Luca Sigurtà, tapes, noise, effects, pedals. La sera prima, emozioni irresistibilmente autentiche sono veicolate con l'ammaliante progetto "Barokthegreat", affidato alla danza minimale di Sonia Bunelli e alle fitte trame musicali di Leila Gharib.
Carlo Argiolas