Ambientalisti
URBANISTICA Secondo il presidente del Gruppo d’inter vento giuridico sulla città potrebbero piovere un milione 900mila metri cubi di nuove costruzioni. E chiede un intervento deciso
Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’Intervento giuridico, da anni in prima fila nella tutela del paesaggio, lancia l’allarme: «A Cagliari per colpa delle amministrazioni precedenti potrebbero piovere un milione e novecentomila metri cubi di cemento » . Di che cosa si tratta? A rischio sono soprattutto le zone BS3*, quelle, per capirci, ancora edificabili. Nel 2001 dall’allora giunta comunale fu approvata una delibera secondo la quale entro cinque anni in queste aree dovevano essere allestiti dei servizi, tipo giardini pubblici o altro. Se non fosse stato fatto entro 5 anni fa potevano essere utilizzate per altri scopi. Nel 2006, alla scadenza, l’amministrazione ha pensato bene di andare incontro alle esigenze dei costruttori, così sono state riqualificate e rese edificabili. Rientra in questa categoria per esempio la zona di via Milano dove si vuole costruire una palazzina. Oggi palazzo Bacaredda può fare qualcosa per impedire questa nuova colata di cemento? Si potrebbe subito fare una delibera che congeli per 12 o 18 mesi tutti i pregressi in attesa che il Piano Urbanistico Comunale venga adeguato al PPR (piano paesaggistico regionale): cosa che doveva essere fatta già nel 2007, così come previsto dalla legge. Certo, in molte aree i lavori sono stati già avviati e tornare indietro costerebbe tantissimo, anche in termini legali. Ma in altre è ancora tutto fermo, lì si può ancora intervenire. È chiaro che non si può emettere un provvedimento solo per un caso particolare, il rischio di illegittimità sarebbe alto La spinosa questione dei chioschi del Poetto: il Tar ha riaperto la stagione balenare per difendere le attività economiche. Possono convivere con la salvaguardia della spiaggia? Sia chiaro: le loro concessioni erano scadute da molto tempo. Ed era sotto gli occhi di tutti che molti si erano allargati oltre misura, facendo il bello ed il cattivo tempo con la complicità delle precedenti amministrazioni. Ora si sta cercando di recuperare il tempo perduto. Ma bisogna partire da un elemento fondamentale: la spiaggia è un bene pubblico che non va lasciato in mano ai privati. Quindi bisogna pensare un piano del litorale che elimini il più possibile le strutture fisse, principale fattore di erosione. Non possono esistere in una zona così delicata ristoranti enormi che arrivano fino al mare. Poi si deve ragionare su viabilità e tipo di intrattenimento che si vuole creare. Solo così può essere chiaro quali concessioni rinnovare e quali no, tenendo presente che non si può lucrare su un bene pubblico. Altro tema scottante: Tuvixeddu. Come giudica le manovre del sindaco Zedda sulla vicenda? Fino ad ora si è mosso con la dovuta cautela. C’è ancora in piedi un vecchio accordo di programma che va sicuramente rivisto alla luce delle due sentenze del Consiglio di Stato. Che sono state molto chiare al riguardo: lì non si può costruire. Nel frattempo l’impren - ditore Cualbu ha avviato tutta una serie di azioni di risarcimento. Ma le novità della giurisprudenza hanno dato molto più spazio alla tutela e la strada deve essere quella, così come è positivo che sia incominciata la realizzazione del Parco».
Francesca Ortalli