IL TENORE «Inaccettabile che gli amministratori cittadini lo vogliano ridurre a teatrino: non si investe nei lavoratori»
Teatro Lirico
LA POLEMICA Il piano industriale del Lirico non piace
«Il teatro Lirico della mia città presenta il piano industriale. Anziché aumentare la produzione usando le risorse interne, prepara i tagli alle risorse di produzione come unico rimedio. Come se un bar in difficoltà economiche decidesse di vendersi la macchina del caffé, anziché cercare di lavorare di più». Gianluca Floris, cantante lirico, attore, scrittore, boccia senza appello il piano del teatro: «Ho capito una cosa: un teatro capace di produrre a costi ridotti fa paura. Purtroppo fa paura a tutti. Ma proprio a tutti. Peccato perché le risorse interne della struttura permetterebbero di produrre tanto». Ma questo, dice Floris, fa paura. «Che faccia paura a quelli che gestiscono il teatro alla vecchia maniera lo posso capire. Che faccia paura al ministero pure. Ma il fatto che faccia paura a chi amministra mi fa rabbia. Perché c’è un dubbio che mi frulla nella testa. Non sarà che anche agli amministratori e ai politici conviene ridurre il Teatro Lirico in un teatrino di tradizione, che apre solo pochi mesi l’an - no? In questi giorni sto provando al Petruzzelli e soffro nel vedere la discesa verso la quale si è avviato il Liri- co. Non vengono più pagati gli artisti e si ricorre agli hobbisti per le messe in scena. Purtroppo, nel ristretto mondo di noi che facciamo gli artisti lirici di mestiere, si parla e le notizie girano. Il teatro della mia città è diventato uno di quei teatri dove non ci si va perché tutti dicono che non paga, tutti sanno che non pagherà e la voce che circola è che sia destinato ad una brutta fine. Il risultato è che tutti noi professionisti ci teniamo alla larga da quel teatro, e che le stagioni continueranno ad essere del valore artistico che è sotto gli occhi di tutti. E io mi sento umiliato nel vedere portare a compimento un piano scellerato, con la complicità di tutti, ma proprio di tutti. Peccato. Davvero un peccato».