Dopo la diffida ufficiale, inviato un esposto-querela in Procura
I vertici dell’Ente per l’aviazione civile hanno atteso quindici giorni prima di chiamare in causa la magistratura
CAGLIARI. Adesso c’è l’ufficialità, quella sinora mancata che attribuiva alla “disfida” tra Enac, da una parte, Cagliari Calcio e comune di Elmas dall’altra, un tono quasi scanzonato, leggero, di ripicche e dispetti, degno forse del calcio mercato ma non delle pubbliche amministrazioni.
Enac infatti ha rotto gli indugi e ha deciso di procedere per via giudiziaria contro la delibera del consiglio comunale di Elmas dello scorso 5 novembre che definiva la variante al piano urbanistico necessaria per dare il via ai lavori nella zona di Santa Caterina, area già di proprietà di Cellino e destinata in teoria alla costruzione della nuova Karalis Arena. L’avveneristica struttura, che il Cagliari Calcio dichiara di avere già in parte assemblato con parcheggi e negozi annessi sarebbe dovuta sorgere a poche decine di metri dal confine aeroportuale, proprio nell’area destinata da Sogaer e Enac a zona di espansione dell’aeroporto.
Il 16 novembre Enac ha inviato, a firma del massimo dirigente dell’ente, il direttore generale Alessio Quaranta, una formale diffida al Comune, e per conoscenza anche ai ministeri vigilanti (Trasporti e Ambiente), al Prefetto, alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, e a Regione e Provincia. Il tono in perfetto burocratese, non lasciava spazio a incertezze. «Si diffida il Comune (di Elmas, ndr) all’annulamento della delibera del 5 novembre nel termine di sette giorni dal ricevimento della presente, decorso inutilmente il quale Enac ricorrerà alle competenti sedi giudiziarie per l’annullamento della deliberazione e la tutela delle proprie ragioni». A conferma che Enac ha agito solo per canali ufficiali vi è la conferma che l’Ente ha “saputo” ufficialmente della delibera solo l’8 novembre, qualche giorno dopo la sua adozione, ma non per merito del Comune di Elmas, bensì della Prefettura, che ha inviato una sua nota, sicuramente significativa e non formale, di segnalazione dell’importante delibera del consiglio.
La diffida è arrivata il 17 novembre, ma Enac, buon cuore, non ha rispettato alla lettera il calendario. I suoi dirigenti hanno atteso più del doppio dei giorni indicati, ma venerdì scorso hanno rotto gli indugi e hanno inviato una lunga nota alle due Procure nella quale si ribadiscono le ragioni normative e di sicurezza che impedirebbero la realizzazione dello stadio a Santa Caterina. Ufficiosamente Enac non conferma l’invio di questa seconda, e ben più pesante, missiva, limitandosi a confermare che gli uffici «hanno agito come da precedenti comunicazioni, e stanno provvedendo per il rispetto della legge».
Questa seconda lettera, che ha la forma di esposto-denuncia, fa diventare la querelle sullo stadio fascicolo di indagine, per adesso contro ignoti. Secondo indiscrezioni nell’esposto si fa esplicito riferimento a atti non dovuti compiuti dagli enti locali, lasciando intendere il reato di abuso d’ufficio. Non è escluso che anche questo fascicolo confluisca nell’incartamento che il pm Emanuele Secci ha aperto sui passaggi ufficiali e no, legati agli relativi alla acquisizione delle aree nel corso degli anni, con tutti i passaggi di proprietà e le rispettive titolarità. Un lavoro che forse porterà via mesi, ma che è preliminare alla definizione di eventuali ipotesi di reato e indagati.
Adesso la palla passa al Comune, alla Provincia, alla Regione e soprattutto al Cagliari Calcio. La società ha ribadito che lo stadio non potrà che nascere a Santa Caterina, magari spostato di poche decine di metri rispetto al primo progetto. Nessun cedimento a Enac, e alla Sogaer, nessun compromesso, secondo una strategia che il presidente Cellino ben applica al mondo del pallone. Nei mesi scorsi, il progetto ha visto conquistarsi i favori del Comune, e a rimorchio di Provincia e Regione, che hanno speditamente approvato i passaggi relativi alla variante del Puc. L’area dove dovrebbe insistere lo stadio non prevede infatti solo la costruzione del campo e degli spalti ma anche di un vero e proprio centro commerciale, con negozi e parcheggi.
Proprio quello che Enac non vuole. L’ente ha ribadito da più di un anno che ragioni di sicurezza impediscono la realizzazione dello stadio e neppure le migliorie promesse da Cellino hanno fatto cambiare idea all’Ente.
Alessandro Cardi il responsabile della direzione centrale degli impianti aeroportuali dell’Enac è il capo dell’ufficio che analizza e interviene su tutto ciò che riguarda la sicurezza delle infrastrutture a terra, fornisce pareri preventivi e controlla che la complessa normativa legata al traffico aereo trovi puntuale applicazione in tutti gli scali italiani. È l’unica voce tecnica che si è espressa sul progetto. «Abbiamo inviato ad agosto del 2010 il nostro parere negativo e da allora la pratica è per noi archiviata. Il problema non è il progetto, anche bello e accattivante da un punto di vista architettonico; il nostro non è un giudizio sul progetto dello stadio, ma sulla sua posizione relativa a un insediamento che prevede una normale attività aeroportuale. Su questo punto non sono possibili compromessi, modifiche di luci o altezze assolute. In quell’area uno stadio non si può fare per mille motivi, intuibili anche a un profano. Abbiamo espresso dinieghi altrove, lo abbiamo fatto anche per Elmas, senza posizioni aprioristiche». E adesso per sostenere il suo diniego, ribadito anche da Vito Riggio, presidente di Enac, l’ente si affida alla Procura.(g.cen.)