I residenti vogliono che il parcheggio sterrato tra via Milano e via Taranto diventi una zona verde
Il Comitato spontaneo a Zedda: «Eviti l'edificazione davanti alla basilica»
I residenti di Bonaria non mollano, non vogliono vedere l'ennesima costruzione nello sterrato tra via Taranto e via Milano, davanti alla Basilica. Hanno scritto una lettera aperta al sindaco in cui «senza voler negare i diritti legittimi dei titolari dell'area», invitano Massimo Zedda «a voler considerare la possibilità di trovare tutte le forme possibili con i proprietari e le istituzioni coinvolte, per restituire alla città questo piccolo spazio che risulta vitale in un quartiere dove ridottissimi sono gli spazi per gli anziani e i bambini e per la vita sociale».
Il Comitato spontaneo di Bonaria ricorda che «rimane da sottolineare, e lei signor sindaco lo ha fatto nel suo intervento in Consiglio, come la costruzione di un palazzo di quattro piani più volume tecnico, a pochi metri dalla Basilica e su un'area strategica da un punto di vista ambientale, paesaggistico e dal forte richiamo turistico, risulti inopportuna».
L'assessore all'Urbanistica Paolo Frau, a inizio novembre, però ricordò che l'edificazione non si poteva bloccare, «perché la procedura amministrativa è già andata troppo avanti e ci esporremmo a richieste di risarcimento danni e ad altri rischi che in questo momento le casse comunali non possono permettersi». Secondo il Piano urbanistico comunale del 2001 le Bs3 sono zone adibite a verde pubblico e altre interventi di utilità sociale, mentre le Bs3*, come lo sterrato in questione, dopo 5 anni «sono diventate aree edificabili visto che il Comune non ha dato un'altra destinazione», specificò Frau.
Ma il Comitato non si arrende e dopo 1.500 firme raccolte due anni fa, ora scrive questa lettera aperta. «Bonaria è un colle pieno di storia, si parte dall'epoca fenicia per arrivare ai catalano-aragonesi», sottolineano, «in via Milano si trovano alcuni preziosi esempi di architettura contemporanea, in particolare la villa Piu di Ubaldo Badas». Inoltre ricordano che «allo stato non risulta mai pervenuta alla competente Soprintendenza alcuna richiesta di autorizzazione per un intervento edilizio nell'area in questione che ricade, come è noto, nella “fascia di tutela condizionata” disposta dal Piano Paesistico Regionale, la cui disciplina richiede espressamente il preventivo parere favorevole da parte dell'Ufficio di tutela del paesaggio della Regione e delle Soprintendenze competenti».