Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Holy Peep Show, almeno se ne parla

Fonte: L'Unione Sarda
29 novembre 2011

Apprezzato dal pubblico lo spettacolo di Lucidosottile. Il sindaco: «Un bell'allestimento»

 


Vedi la foto Nemmeno mezza parola sulle roventi polemiche di quest'estate che avevano bloccato la rappresentazione all'Orto botanico. Mescolato nel pubblico, domenica notte, il sindaco Massimo Zedda ha visto "Holy Peep Show", l'ultimo spettacolo di Lucidosottile, limitandosi - alla fine - a commentare solo l'allestimento nello spazio dell'ex liceo Artistico di piazza Dettori, le cui aule hanno ospitato le otto scene della rappresentazione. «Certamente fa riflettere ed è un bell'allestimento», ha detto il sindaco alla fine dello spettacolo, «ma sui contenuti non credo sia giusto commentare: sono temi che interessano la sfera personale di ognuno, per cui il mio giudizio si ferma all'allestimento e all'uso dello spazio che mi sembra riuscito». Al primo cittadino, come a tutti, all'inizio è stato consegnato un rosario a cui, poco dopo, è stata tagliato il crocifisso. Gesto apprezzato da alcuni spettatori.
«È un segno di rispetto», ha ammesso una donna che si trovava nelle retrovie, «perché per chi è credente, come me, il crocifisso non è solo un simbolo». Lo spettacolo, con varie scene di nudo, ha strizzato l'occhio ai temi cari all'anticlericalismo: dalla pedofilia nella Chiesa alla vendita delle indulgenze, fino alla gestione del potere materiale, ma all'uscita la maggior parte degli spettatori sembrava soddisfatta. «È bellissimo, ma è chiaro che un credente potrebbe offendersi nell'intimo», ha sottolineato Walter Careddu, «anche se certamente tutto è fatto in maniera artistica, per stimolare comunque una riflessione».
Quest'estate la rappresentazione era stata bloccata a causa delle polemiche scoppiate con la pubblicazione del manifesto, raffigurante una Pietà con Cristo-transgender-Pinocchio e Madonna-Fata turchina, entrambe a seno nudo. «L'arte non deve essere censurata», ha precisato Stefania Pala, impiegata, che ha tentato sino all'ultimo di entrare, senza riuscirci. Infatti all'appuntamento, riadattato rispetto all'edizione che sarebbe dovuta andare in scena all'Orto botanico, era consentito l'accesso solo a una quarantina di persone per volta e tutti i posti sono andati a ruba quasi subito. «Il manifesto era provocatorio», ha sottolineato Pala, «perché è chiaro che vedere una rappresentazione della Pietà, affiancata alla nudità, può urtare alcuni animi conservatori. Ma la censura, così com'è accaduto, è una pratica medievale».
Chi ha visto tutto lo spettacolo firmato da Michela Sale Musio e Tiziana Troja ne è rimasto sicuramente colpito, sia nel bene che nel male. «Non ci ho trovato nulla di blasfemo», ha sottolineato Cesare Saliu, «è molto provocatorio, ma vuole far riflettere». Otto camminamenti, per non chiamarla via crucis, dove i personaggi della Bibbia e altri della tradizione cattolica si mescolano costantemente con la favola di Pinocchio, il burattino creato da Collodi, prendendo a piene mani da Fellini e Pasolini. «Beh, certo è che blasfema», hanno affermato Monica Delia e Pietro Paolotti, «ma è una rappresentazione d'impatto, fatta proprio per far pensare. A noi è piaciuta molto. Un credente, ovviamente, potrebbe offendersi, ma anche questo è relativo perché bisogna andare oltre i simboli: è teatro».
Francesco Pinna