L'opinione
Mario Martiradonna era un cagliaritano. Seppure nato lontano dalla Sardegna, faceva parte di questa comunità. Riconoscibile da un chilometro, quell'armadio un po' traballante si portava dietro un'eredità non da poco, quel pezzetto di stoffa a tre colori purtroppo ancora unico nella storia della squadra e di questa città. Ecco perché domenica pomeriggio, poco prima delle 15, quando Cagliari e Bologna - quando si dice il caso, due maglie rossoblù - saranno in campo e il pallone avrà già conquistato il suo posto, sul dischetto bianco del centrocampo, sarebbe giusto salutare Martiradonna con un minuto di silenzio. Tributo doveroso a un signore del calcio, magari poco conosciuto nell'era di Internet ma rimasto bene impresso nella memoria di chi conosce la storia del pallone. L'applauso del pubblico del Sant'Elia sarà l'ultimo saluto a un giocatore molto amato, abbraccio ideale a una squadra-mito. Cagliari festeggerà ancora una volta il suo Cagliari e ognuno, al Sant'Elia, penserà a quella squadra a suo modo. Magari ricordando dov'era, se c'era, quel 12 aprile del 1970, quando all'Amsicora cominciò una festa che, forse, non è mai finita. (e. p.)