Riva posa sulla bara la maglia numero 2. Zedda pensa di dedicargli una strada
L'addio a Martiradonna, il guerriero dello Scudetto
Riva, Tomasini, Brugnera, Greatti, Poli, Reginato. I compagni dello Scudetto almeno i cagliaritani adottivi, ci sono tutti e sono in prima fila. Qualcuno - e non uno qualsiasi, Riva - ha portato la maglia bianca col numero 2 sulle spalle e ha voluto metterla personalmente sulla bara di legno chiaro, coperta da due sciarpe del Cagliari (all'uscita dalla chiesa saranno quattro) mentre il coro dal pulpito dava un'aria di solennità al funerale di uno dei guerrieri del Cagliari campione.
L'ADDIO CHE VOLEVA È stato un suo desiderio: Mario Martiradonna ha chiesto di dare l'ultimo saluto alla sua città nella basilica di Bonaria, «a meno di un chilometro dallo stadio Amsicora dove ha vinto lo scudetto», come ha fatto notare a tutti monsignor Piergiuliano Tiddia, che ha celebrato la messa di fronte a centinaia di persone. Navate piene, tre sindaci (quello in carica, Massimo Zedda, poi Emilio Floris e Michele Di Martino), decine di ex giocatori e, a rappresentare la squadra rossoblù di oggi, il presidente Massimo Cellino.
«Mario non era solo un bravo giocatore, ma era anche un buon uomo che aveva soprattutto una grande dignità», ha detto monsignor Tiddia. Nei banchi ci sono i volti tesi e tristi degli ex rossoblù Renato Copparoni, Roberto Quagliozzi, Gigi Piras e Riccardo Dessì; è presente Gianluca Festa, difensore come lui («è stato uno dei miei primi allenatori, ricordo le corse al Poetto»), c'è Bernardo Mereu e il medico degli anni dello Scudetto Augusto Frongia; ci sono l'assessore alle Politiche sociali Susanna Orrù e il sindaco di Quartu Mauro Contini, che ricorda: «Mi porterò sempre nel cuore l'immagine di un uomo di grande generosità che ha saputo vivere da vero campione sia i momenti di gloria che i momenti difficili. Non dimentico la passione che ha continuato a mettere nel calcio negli ultimi anni, quando allenava i ragazzi, e la grande dignità con cui ha affrontato le avversità della vita. Mi rincuora assistere al grande affetto che, non solo Cagliari, ma tutta la Sardegna gli sta dimostrando».
PIOGGIA E LACRIME Gigi Riva ne parla come un fratello e dice orgoglioso: «Sono felice perché siamo riusciti ad organizzare il funerale dignitoso che Mario si aspettava». Il sindaco Massimo Zedda non disdegna l'idea di poter dedicare a Martiradonna una strada, «d'accordo con la famiglia e con i suoi compagni di squadra». E allora: tutti attorno a «Mario il guerriero», in qualsiasi modo. Anche su Twitter. Il milanista Gerry Scotti scrive sul social network: «Onore al grande Martiradonna, Grande in un Grande Cagliari che ci ha fatto amare il grande calcio», a dimostrare che la fama del numero 2 dello scudetto va ben oltre il Tirreno. Quando la bara esce da Bonaria sono le 17 e il cielo butta tanta acqua, che bagna una corona di fiori rossi e blù, a forma di cuore, posata sulla bara dell'eroe dello scudetto. Dietro, come in chiesa, tutti i compagni: Riva, Tomasini, Brugnera, Greatti, Poli, Reginato. Manca solo Nenè, «ma è come se fosse qui», si lascia scappare, con gli occhi lucidi, qualcuno.
Michele Ruffi