IN MUNICIPIO
Tutt ’e due dicono che è stato un incontro di cortesia. Massimo Cellino ieri pomeriggio, prima della seduta del Consiglio comunale, è passato a salutare il sindaco Massimo Zedda. I due sono rimasti insieme più di un quarto d’ora: solo per un caffè, questa la versione ufficiale. Il presidente del Cagliari passava per caso sotto il Municipio, dicono, così ha dato un colpo di telefono al primo cittadino. L’incontro non sarebbe stato in agenda. Che sarebbe saltata si sa da qualche giorno, ma per ieri era fissata la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quindi quella di Cellino sembra essere stata un’improvvisata. Difficile avere conferme su quello che si sono detti di due Massimo. Tra tanti, di certo hanno un tema in comune: lo stadio. Il problema deve essere risolto: se il Cagliari lascia la città, l’impianto dovrà essere messo a posto (e rimangono i debiti della società verso le casse pubbliche). E se anche dovesse restare, si presenterebbe il nodo della ristrutturazione: così com’è il Sant’Elia, intelaiato dai tubi Innocenti, non può rimanere. Che sia una vergogna lo ha detto lo stesso presidente rossoblù. Allo stato attuale c’è la necessità delle manuntenzioni ordinarie, che sono in carico a entrambe le parti, Comune e società di viale La Playa. Il tema affrontato nel breve faccia a faccia di ieri sarebbe stato questo: gli interventi sull ’impianto che perde pezzi e, verosimile, la spartizione delle spese necessarie, che rischiano di diventare sempre più ingenti col passare del tempo e l’invecchiamento dei muri realizzati per i Mondiali del ‘90. Una soluzione cagliaritana definitiva, per il presidente, comporterebe dover radere al suolo il Sant’Elia e ricostruire (ma l’impianto è comunale). Dall’altra parte palazzo Bacaredda non ha un centesimo da investirci. Per questo Cellino sembra deciso a oltrepassare i confini cittadini. Ma il trasferimento a Elmas, nei terreni di Santa Caterina sui quali adesso indaga anche la Procura, incontra l’ostacolo insormontabile dei vincoli imposti dal’Enac. L’ente nazionale per l’aviazione civile il 20 ottobre ha vietato costruzioni che attraggono un alto numero di persone nel raggio di un chilometro dalla pista. La Karalis Arena è troppo vicina, Roma blocca l’operazione. E inizia a diffondersi una voce: il patron ha già individuato un’area alternativa, la realizzazione del nuovo stadio per moduli, in corso a Roma, permetterebbe di spostarlo a suo piacimento. Anche a Cagliari. Ma il tempo stringe: a rischio ci sono i 16 milioni del credito sportivo.
E. F.