Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Il Comune ci deve 12 milioni»

Fonte: La Nuova Sardegna
15 novembre 2011



Niente accesso al canyon, l’impresa chiede i danni




MAURO LISSIA

CAGLIARI. Per anni il Comune ha affiancato Coimpresa nella battaglia legale contro la Regione per Tuvixeddu, ma ora rischia di dover pagare 12 milioni all’impresa che ha ereditato l’appalto per il lotto d’ingresso alla strada nel canyon.
La citazione in giudizio è dell’estate scorsa, a notificarla agli uffici comunali è stata l’impresa Fafab spa di Roma, subentrata alla sarda Ge.co.pre. Nell’atto si attribuisce all’amministrazione comunale la «colpa» di aver bloccato il sistema viario che doveva regolare l’ingresso allo stradone del canyon, rimasto a sua volta irrealizzato per il vincolo minerario imposto dall’allora direttore regionale dei Beni culturali Elio Garzillo. Quel vincolo è oggi al giudizio del Tar, ma la Fafab sostiene di aver subìto un grave danno dal Comune che quella strada, completamente inutile, non l’ha voluta più realizzare. Curioso che l’impresa chieda i danni proprio al Comune, che nella precedente configurazione politica si è battuto con ogni mezzo legale per dare il via libera al piano Coimpresa e alla strada nel canyon. La conseguenza è comunque un effetto-domino giudiziario: l’ufficio legale del Comune, con il placet del sindaco Massimo Zedda, ha chiamato nel giudizio la Direzione regionale dei Beni culturali, la Sovrintendenza architettonica-paesaggistica, la Regione e Nuova Iniziative Coimpresa, che dovranno costituirsi all’udienza del prossimo 12 dicembre. Sarà il giudice civile a stabilire se il danno c’è ed eventualmente chi l’ha provocato e verrà obbligato a risarcirlo.
Nel frattempo sarà bene ricordare qualche fatto. Era il 2009 quando l’amministrazione Floris trasmise agli uffici ministeriali la richiesta di Nuova Iniziative Coimpresa, che intendeva mettere in sicurezza i costoni del canyon, un intervento necessario e previsto nel piano di assetto idrogeologico (Pai). Garzillo non si oppose ai lavori, che forse preludevano alla costruzione della strada, ma si limitò a indicare una serie di prescrizioni. Poi però partì in parallelo la procedura di vincolo minerario, conclusa positivamente. Da allora s’è bloccato tutto e con la sentenza di marzo del Consiglio di Stato è saltata anche la parte immobiliare del progetto. Così l’impresa romana chiede i danni, il Tar deciderà a breve sul vincolo minerario e secondo voci diffuse Coimpresa si prepara a costruire sul versante di Tuvumannu, fuori dal vincolo del piano paesaggistico regionale. Mentre l’amministrazione Zedda, coinvolta in una vicenda cui è del tutto estranea, si difende attaccando: da una parte la chiamata in giudizio dei veri protagonisti dello stop a Tuvixeddu, dall’altra la scelta di andare avanti col parco, che ha sollevato più di una perplessità. Quel progetto è al centro di un processo penale che coinvolge un dirigente e un funzionario. Strano poi che il Comune intervenga su un’area ceduta da un privato, Nuova Iniziative Coimpresa, in base a un piano immobiliare rimasto in gran parte irrealizzato e oggi al centro di un lodo arbitrale dagli esiti incerti. Il rischio è di andare incontro a ulteriori intoppi giudiziari, perchè il costruttore Gualtiero Cualbu sembra tutt’altro che disposto ad accettare in questa complicatissima vicenda il ruolo ingrato dello spettatore pagante.