Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un patrimonio a caccia di un museo

Fonte: L'Unione Sarda
15 settembre 2008

Il caso. Senza esito la proposta al Comune dei figli dell'artista Anna Cabras Brundo

«Vorremmo esporre al pubblico le opere di nostra madre»
«Sarebbe un peccato», dicono i figli, «se di quelle esposizioni restassero solo brandelli di memoria, con le statue relegate in uno sgabuzzino».
Sembra un museo segreto la vecchia casa-laboratorio della scultrice Anna Cabras Brundo, nata nel 1919 e scomparsa nel mese di maggio di quest'anno. Sculture e dipinti a matita invadono le camere da letto, il salone e lo sgabuzzino, risparmiando qua e là solo qualche tratto di parete e pavimento, dove un passo è sufficiente a far cadere i fogli arrotolati, sistemati l'uno sull'altro. Questi lavori sono considerati patrimonio della città. Peccato, però, che a Cagliari quasi nessuno possa vederli. «Eppure sono tutti degni di essere esposti al pubblico». Sospira la figlia Carla Cabras, che parla anche a nome dei fratelli, e auspica che le opere possano stare il più lontano possibile dalla polvere e, soprattutto, dall'oblio. Perché l'emozione che suscitano non può essere solo di proprietà della famiglia.
In passato c'è stato anche il tentativo di stringere un accordo con il Comune. «Qualche anno fa abbiamo proposto la cessione di un numero di opere in comodato gratuito, a patto che venisse trovata una collocazione adeguata e una visibilità». Volevano in quel modo fare alla madre uno dei regali più belli: uno spazio espositivo pubblico. Dove potessero trovare posto i busti dei papi e dei politici del Novecento, i crocifissi, i ritratti dei nipoti, gli autoritratti. Nel frattempo però, lei è scomparsa. È così diventata più forte la volontà di esporre le sue creazioni, realizzate principalmente in gesso, materiali refrattari e bronzo. «La nostra proposta resta sempre valida».
Ha iniziato all'età di 16 anni, Anna Cabras Brundo. I suoi disegni a matita sembravano già tracciati da una mano matura e non ha avuto bisogno di frequentare nessuna scuola. O meglio, un tentativo lo aveva fatto, ma era stata cordialmente invitata a non seguire più i corsi. Non certo perché l'arte non le scorresse nel sangue. L'esatto contrario. Sarebbe stato tempo sprecato per chi era già troppo brava. Il maestro di quella scuola, dove rimase all'età di diciassette anni solo per due mesi, era Francesco Ciusa. Fu proprio il grande artista a intuirne le doti. Nel suo futuro ci sarebbero stati i ritratti dei sindaci, oggi visibili in Municipio, la Via crucis dei pannelli fusi in bronzo, conservato nella cripta della chiesa San Lucifero, per citarne alcuni, e l'onorificenza di Cavaliere ufficiale. «Alle sue mostre veniva tutta Cagliari». Sarebbe un peccato, dicono i figli, che di quelle esposizioni restassero solo brandelli di memoria, con le statue relegate in uno sgabuzzino.
MARIANGELA LAMPIS

13/09/2008